Prato, 8 febbraio 2020 - Aveva la missione di salvare il mondo, grazie ai suoi poteri sovrannaturali. Diavolo, ma anche vampiro o lupo mannaro. E "curatore": tramite un morso sul braccio, avrebbe fidelizzato i suoi adepti e allontanato le negatività. Il suo obiettivo era averli tutti in pugno. E quando ne aveva il controllo, abusarne. Mentalmente e sessualmente. E’ un’inchiesta ai confini della realtà, quella che arriva da Prato.
La squadra mobile di Firenze ha perquisito, su disposizione del pm della dda Angela Pietroiusti, uno studente universitario a Firenze. Lui, "il diavolo", si sarebbe posto a capo di una setta satanica "da lui appositamente costituita al fine di ottenere da ogni componente la cieca obbedienza e la totale accondiscendenza a qualunque sua richiesta", si legge nel decreto con cui i poliziotti si sono presentati a casa sua a caccia di conferme alle accuse. Quattro le vittime, stando alle indagini e alle denunce: tre ragazzi, di cui due minori di 18 anni, e una ragazza, che con inganni, violenze e minacce sarebbero stati costretti ad avere rapporti sessuali con lui.
Il primo passo verso l’assoggettamento, sarebbe consistito nello stipulare un "patto con il diavolo": una stretta fortissima tra le due mani sinistre, una sostanza liquida su di esse che il "guru" o un suo alter ego leccava. Poi, si diceva immortale. Per dimostrarlo, inscenava una sorta di strangolamento con un sodale, cadeva a terra, sembrava morto, improvvisamente si rialzava fingendo di rimettersi a posto il collo.
Ma il suo repertorio di rituali sarebbe vastissimo: oltre al morso del vampiro sul braccio, metteva in pratica il "retinaggio" (invio di foto nude su whatsapp) o lo "shifting", che gli consentiva di impersonificarsi in varie entità cambiando voce e comportamenti. Faceva anche inalare incensi, "il sangue di drago", in modo da provocare mal di testa e spossatezza.
Tutto sarebbe stato finalizzato, secondo le accuse, ad abusare sessualmente di maschi e femmine della setta. Il sesso, secondo il "diavolo", era necessario per la liberazione dai demoni che avrebbero potuto uccidere e far del male anche ai familiari. Così, grazie alla supremazia che si sarebbe conquistato sui più deboli, riusciva ad ottenere da loro di tutto. "Va fatto, perché senno ci si ritorce tutto contro", diceva.
Dalle denunce dei "fuoriusciti", sono stati identificati anche i luoghi in cui si riuniva la setta: le case "libere" dei nonni, oppure il parco di Galceti o di Galciana, il cinema multisala di Prato. Il sesso, invece, avveniva nell’auto del giovane. Tutto, ovviamente, sarebbe dovuto restare in segreto. E lo è stato, fino a quando una mamma, insospettita e preoccupata per il repentino cambiamento dei suoi due giovani figli, si è rivolta all’Onap, l’osservatorio nazionale abusi psicologici.
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