"Il settembre post pandemia è un po’ come il primo giorno scuola per le imprese del distretto". Parola di Maurizio Sarti, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana nord, "c’è da imparare di nuovo a muoversi nel mercato rivoluzionato dalla pandemia mondiale". Le imprese hanno riacceso i macchinari dopo la pausa estiva, più lunga del solito, tre settimane di stacco che in alcuni casi sono diventate quattro. Gli ordini non sono quelli del 2022, l’anno della grandissima ripresa che ha sfalsato tutti i parametri abituali. Gli imprenditori devono fare i conti con un mercato trasformato nel profondo che ha sbaragliato i canoni di sempre. Cosa significa? "Significa cercare di comprendere questa nuova modalità di lavoro - spiega Sarti -. Il mercato non è fermo, ma viaggia a regimi diversi da quelli a cui siamo stati abituati per decenni. In linea di massima settembre non è mai stato un gran mese dal punto di vista degli ordinativi, è un mese di transizione in cui si attendono le sfilate a dettare le linee della moda". Le imprese viaggiano quindi, ma a regime ridotto in attesa di adeguarsi alle richieste del mercato. In questa nuova situazione il settore si interroga anche sulle opportunità delle fiere: "Un grande appuntamento fieristico di settembre non c’è - aggiunge Sarti -. Ma lo stesso discorso che vale per le produzioni vale per le fiere. I clienti si muovono molto in autonomia, le fiere sono vetrine che oggi non so se hanno più la stessa utilità di un tempo. Milano Unica a luglio è andata molto bene, ma ad esempio mancavano alcuni dei principali clienti americani. Voglio dire che ai brand non mancano le occasioni di vedere i tessuti che produciamo. Viviamo un momento particolare con il mercato che viaggia a velocità diverse, dobbiamo capire come sono cambiate le abitudini di acquisto, il budget destinato per l’abbigliamento. È un tira e molla, il compito degli imprenditori è imparare a districarsi in un mercato completamente rivoluzionato dal Covid, che ancora dobbiamo comprendere del tutto".
Sugli incentivi e i bandi dedicati all’innovazione Sarti invece ha una idea ben chiara: "I brand chiedono sempre di più, quindi ben vangano gli incentivi - dice - Ogni misura serve e dovrebbe essere costante non una tantum perché la sostenibilità costa e adeguare gli standard delle aziende, soprattutto quello più piccole, è un impegno oneroso, quindi ben venga tutto quello che può aiutare la filiera sotto questo punto di vista".
Silvia Bini