Si è sciolta in un pianto liberatorio quando ha sentito pronunciare le condanne nei confronti dei suoi aguzzini. Martina Mucci, cameriera di 30 anni, vittima di un agguato sotto casa alla Pietà organizzato e ordinato dal suo ex fidanzato la notte fra il 20 e 21 febbraio 2023, ha avuto giustizia, ieri in tribunale a Prato. Il giudice Marco Malerba ha condannato a nove anni Emiliano Laurini, buttafuori di 41 anni, per sfregio permanente al volto, lesioni e maltrattamenti in famiglia, quest’ultimo reato riferito al periodo in cui i due stavano insieme. Kevin Mingoia, 19 anni, esecutore materiale del delitto, è stato condannato a sei anni e otto mesi per sfregio, rapina e lesioni, Mattia Schininnà, 21 anni, considerato l’intermediario fra Laurini e i picchiatori, a quattro anni. Il giudice ha anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici Laurini e Mingoia, Schininnà per 5 anni. E’ stato riconosciuto il risarcimento per la vittima che sarà da stabilire in sede civile mentre è stata disposta una provvisionale immediatamente esecutiva per i genitori di Martina di 3.000 euro ciascuno. Resta da definire la posizione del minorenne che ha partecipato al pestaggio di Martina insieme a Mingoia. Il ragazzo si trova in una comunità per minorenni e il processo, al tribunale dei minori, deve essere ancora fissato.
Intanto è stato messo un primo punto fermo a una delle vicende più brutte degli ultimi tempi. Il giudice ha riconosciuto la gravità dei fatti contestati andando oltre alle richieste del pubblico ministero, Valentina Cosci, che per Laurini aveva chiesto una pena a otto anni e mezzo. Il gup ha aggiunto alla pena finale, calcolata in rito abbreviato, altri sei mesi nonostante abbia assolto l’imputato dal reato di rapina. Solo per Mingoia è stata ridotta leggermente la pena rispetto alla richiesta del pm (aveva chiesto otto anni): è l’unico degli imputati che ha già risarcito la vittima. A Schininnà (anche lui assolto per la rapina) è stato confermato quanto chiesto durante la requisitoria. Il giudice ha infine accolto la richiesta del legale di Laurini, Luca Bellezza, di attenuazione della misura cautelare: l’ex buttafuori è rinchiuso a Sollicciano da oltre un anno. Adesso potrà andare ai domiciliari a casa del padre con braccialetto elettronico. Mingoia e Schininnà sono invece liberi.
Il processo si è giocato soprattutto sul reato di sfregio permanente al viso. Martina ha riportato nell’aggressione una brutta cicatrice in mezzo agli occhi, ancora ben visibile, oltre alla rottura dei denti. Il giudice ha accolto l’impianto accusatorio della procura, compresa la relazione del consulente del pm, nonostante le difese abbiano provato a chiedere una nuova consulenza per stabilire la gravità delle lesioni riportate dalla donna. Richiesta che non è stata accolta dal giudice. Durante le arringhe l’avvocato di Bellezza per Laurini e Antonio Bertei e Alessandra Mattei per Mingoia hanno fatto leva su una pronuncia della Cassazione, nella quale si stabilisce che il giudice è l’ultima parte a dover decidere se se si può parlare di sfregio permanente al volto. Evidentemente il giudice ha ritenuto che lo sfregio ci sia stato.
La difesa di Schininnà ha invece sempre puntato sull’innocenza del ragazzo che "non avrebbe preso parte alla fase preparatoria del delitto" ma che ci sarebbe un’altra persona coinvolta. Il processo ha stabilito dunque che Laurini è stato il mandante della spedizione punitiva contro la ex. Laurini ha pagato Mingoia e il sedicenne con 400 euro ciascuno per aggredire Martina mentre rientrava da lavoro (fa la cameriera all’Hop en’ drop di viale Galilei). I due giovani la spinsero dentro l’androne di casa e la picchiarono sul volto con ferocia. Poi le tagliarono una ciocca di capelli con due rasoi elettrici ferendola in mezzo agli occhi. La giovane riportò la rottura dei denti. Fuggirono portando via la borsa della donna per inscenare una rapina. Il movente non è stato chiarito ma si è parlato di gelosia.
Laura Natoli