LAURA NATOLI
Cronaca

Controlli nei capannoni, Berti: “Sfruttamento dato critico. Ispettori fondamentali”

Il responsabile del progetto Lavoro sicuro, favorevole alla partecipazione dell’ispettorato alle ispezioni dell’Asl. “In 10 anni le aziende in regola sono passate dal 20% al 65% ma resta il problema legato a lavoro e evasione”

Un controllo degli ispettori Asl all’interno di una ditta cinese (Foto Attalmi)

Un controllo degli ispettori Asl all’interno di una ditta cinese (Foto Attalmi)

Prato, 21 ottobre 2024 – “Ben vengano gli ispettori del lavoro, non potremmo che esserne contenti. I controlli funzionano ancora meglio se ci sono più collaborazioni. Quando abbiamo iniziato ci siamo focalizzati sulla sicurezza, in quanto era l’emergenza del momento. Oggi il problema si è spostato sullo sfruttamento del lavoro”. Renzo Berti, responsabile del progetto della Regione “Lavoro sicuro”, accoglie con soddisfazione la possibilità di implementare il numero degli ispettori a Prato da affiancare durante i controlli degli ispettori dell’Asl che, in dieci anni (dal rogo alla Teresa Moda costato la vita a sette operai cinesi), hanno dimostrato di funzionare, anche se non hanno debellato il problema dell’illegalità nei distretto parallelo pratese.

“La situazione di oggi è diversa da quando siamo partiti nel 2014 – spiega Berti – un po’ per le trasformazioni sociali ed economiche che sono intervenute in questi anni, un po’ perché il tema si è spostato dalla sicurezza allo sfruttamento”. Nel 2014 e a inizio 2015 la percentuale delle aziende che gli ispettori Asl trovavano in regola, rispetto ai macro fattori di rischio, era del 20%. Adesso, che il progetto è entrato nella fase 5, è del 65%. “Purtroppo – insiste Berti – è un sistema ancora traballante in quanto continuano a esistere illegalità diffuse per l’evasione fiscale e lo sfruttamento. E’ un tavolo a tre gambe che continua a essere molto traballante”. Secondo Berti il miglioramento non va considerato come “un dato netto”. “E’ frutto più del pressing che stiamo facendo, che di una maturazione di consapevolezza. Se si dovessero concludere questi controlli si tornerebbe indietro. Accanto a tante persone oneste, continuano a esserci quelli che fanno dell’illegalità la strada maestra per massimizzare i profitti”. Affiancare quindi gli ispettori del lavoro a quelli dell’Asl avrebbe sicuramente ottimi risultati, considerando che, come sottolineato dalla sindaca Ilaria Bugetti, questi controlli si ripagano da soli.

“Al 30 giugno di quest’anno abbiamo incassato 28 milioni di euro di multe dalle verifiche – prosegue Berti –Sono risorse già incassate, multe pagate e trasferite in un apposito fondo della Regione Toscana che serve a finanziare ulteriori controlli, ad esempio nei cantieri edili”.

In dieci anni del progettoLavoro sicuro” sono stati assunti 74 tecnici. Alcuni sono andati via e adesso sono rimasti una cinquantina. Le ispezioni sono tantissime: circa 920 in imprese a conduzione cinese. A volte si è arrivati a sfiorarne mille. E il trend verrà mantenuto uguale per tutto il 2025. “Siamo aperti a ogni collaborazione, ma ci rendiamo conto che gli ispettori del lavoro a Prato sono troppo pochi per poter fare questo tipo di lavoro. Lo sfruttamento resta il dato critico e sarebbe bene insistere”. Nel 76,5% dei casi le ispezioni sono già affiancate da altri partner. “Nel 2024 le ispezioni a Prato sono state 627 (fino al 30 settembre) di queste in 190 c’era la polizia municipale, in 22 la polizia di Stato, in 16 i carabinieri, in 30 la Guardia di finanza, in 27 l’Ispettorato lavoro, in 23 l’Inail, in 30 l’Inps, in 3 l’Arpat, in 509 le aziende di servizio, in 143 gli uffici comunali e in 40 i vigili del fuoco. Sulle 627 ispezioni abbiamo trovato 145 dormitori nelle ditte, non più con la formula del cartongesso ma più semplicemente divani-letto o cose simili. Gli impianti anti incendio non a norma erano sei. Per quando riguarda lo sfruttamento ci sono iter diversi, molto più lunghi, con indagini mirate. Servono corsi di formazione per gli imprenditori, semini che, si spera, portino a germogliare una cultura della sicurezza e delle regole che ancora non c’è”.