Prato, 12 novembre 2024 – Presidente Chiara Gribaudo, è fondamentale la presenza della Commissione d’inchiesta sullo sfruttamento e lavoro precario in questo momento a Prato. «Abbiamo deciso di svolgere questa missione a Prato perché le informazioni in nostro possesso e, come sollecitato dalle amministrazioni del territorio, evidenziavano forti criticità sia per quanto riguarda la sicurezza sui luoghi di lavoro sia lo stato di irregolarità di molte lavoratrici e lavoratori. Ritengo sia giusto che le istituzioni siano unite e a tutti i livelli provino a fare di tutto per debellare questa situazione».
I sindaci hanno espresso forte preoccupazione. Il territorio va rassicurato con atti concreti. E con obiettivi condivisi, senza polemiche di parte.
«Condivido totalmente, ed è il motivo per cui unanimemente in commissione abbiamo deciso questa prima visita conoscitiva di audizione con e tra le parti che possono o devono svolgere una funzione territoriale. Ma non vi è dubbio che serve uno sforzo maggiore. Come Commissione abbiamo cercato sempre di lavorare con spirito unitario, come sulla relazione relativa alla tragedia di Brandizzo, che è stata votata all’unanimità, e come anche per gli Stati Generali su Salute e Sicurezza sul lavoro, in cui abbiamo trovato molte proposte unitarie che stiamo provando a trasformare in atti concreti».
Il caso Prato, con lo sfruttamento dei lavoratori soprattutto pachistani da parte dai cinesi, è scoppiato con la ditta Texprint nel 2021. Sono passati quindi tre anni e il sistema di sfruttamento da parte di molte ditte cinesi non è cambiato. Si doveva forse fare di più da tempo?
«Facile dirle di sì, e chiaro che qualcosa non ha funzionato ma non vi è dubbio che il fenomeno è complesso, perché multiforme. Rimane il fatto che a suo tempo serviva fare di più. Del resto, glielo voglio dire, dopo averlo detto alla madre di Luana d’Orazio, rimasi così colpita dalla sua vicenda che decisi di lavorare per istituire questa commissione. Da allora ci ho messo un po’, ma finalmente ci siamo riusciti poi, ad aprile 2023. E ora siamo impegnati sotto molti profili, dalla cantieristica navale all’edilizia al caporalato».
Proprio per questo dalla sindaca di Prato, ma anche dal Pd e dal tavolo del distretto arriva la richiesta di più ispettori del Lavoro per rafforzare i controlli e contrastare l’illegalità. Cosa potete fare come commissione su questo fronte così importante?
«Intanto visto il dato - ventidue ispettori effettivi, più tre ciascuno per Inps e Inail - serve un impegno più forte di ispettori. E come bene ci ha detto in audizione la sindaca di Prato devono essere legati ai progetti, perché altrimenti sappiamo che con le carenze che ci sono ovunque in Italia poi parte la mobilità interna delle amministrazioni. Ma qui serve un investimento vero e fisso. I Comuni ci hanno anche chiesto un impegno sulla videosorveglianza. Non parliamo di cifre impossibili, e io credo che quando possibile, come in questi casi, si debbano ascoltare le richieste del territorio».
Con quale idea tornate dalla ‘missione Prato’? Il procuratore capo Tescaroli ha parlato del radicamento di un sistema malavitoso che ha forti ramificazioni nello sfruttamento lavorativo. Il procuratore parla di una pericolosità criminale a Prato non del tutto compresa e chiede una Dda locale e organici più consistenti. D’accordo?
«Concordo su maggiore attenzione e investimento perché, come ci hanno ricordato sindaci e rappresentanze economiche, questo è un tessuto di piccole e medie imprese. Loro sono le prime a volere chiarezza su chi sfrutta e fa concorrenza sleale. Con l’attenzione a non colpire, come a volte accade, più l’intero distretto che i veri responsabili. Per questo penso sarebbe utile anche immaginare strumenti normativi che premino la davvero buona impresa, che forniscano regole chiare e che colpiscano più severamente chi non rispetta le norme. Aggiungo che mi porto a casa una richiesta – che farò certamente mia – che prevede non solo più ispettori, ma anche di poter assumere più personale amministrativo nei Comuni. Ma oggi vi è anche il fenomeno delle abitazioni multiple o della catena dei rifiuti che deve essere ben controllato. I Comuni già fanno un lavoro prezioso con poco personale ma potrebbero agire con ancora più energia con le altre forze dell’ordine deputate ai controlli. Non vi è dubbio: qui serve un’attenzione dello Stato maggiore».
Sono stati i Sudd Cobas a difendere le istanze dei lavoratori pachistani impiegati in ditte cinesi. Il sindacato è stato invitato solo oggi in tarda mattinata all’audizione. Non dovrebbe essere una battaglia di tutti?
«Questo mi dispiace perché ovviamente noi dobbiamo ascoltare tutti, quindi per fortuna si è recuperata questa richiesta. Peraltro a fine giornata ci tenevo personalmente anche ad incontrare la madre di Luana. Devo dire, sono stupita della rigidità dell’impresa dove è morta Luana e sarò curiosa di tornare per vedere se e cosa ha fatto questa azienda per migliorare gli standard di sicurezza».
Il distretto sano merita di avere la sua immagine tutelata. Come rispondere alle richieste della categorie economiche?
«Garantendo il nostro impegno, dando voce a quella parte sana del distretto, tutelandolo e dando garanzie. Quel che mi sento di dire è che come Presidente di Commissione il mio impegno sarà proprio su queste due direttrici: aumentare il personale della filiera di controllo per difendere le lavoratrici e i lavoratori dallo sfruttamento, ma anche i produttori sani per premiarli e difenderli da questa concorrenza sleale».