REDAZIONE PRATO

Sfruttamento senza fine. Confezione con irregolari scoperta dopo una rissa

L’azienda controllata a Vergaio dopo un violento litigio fra alcuni operai. Scoperti sei clandestini impiegati a nero. Imprenditore finisce in manette.

Un controllo all’interno di una confezione a gestione cinese. La procura ha scoperto un altro caso di sfruttamento

Un controllo all’interno di una confezione a gestione cinese. La procura ha scoperto un altro caso di sfruttamento

Quando l’accoltellamento, quando il litigio, quando la rissa. Ogni volta che accade qualcosa e le forze dell’ordine sono costrette a intervenire in una ditta a conduzione cinese, emerge un caso di sfruttamento del lavoro. Un distretto che, come detto più volte, conferma il suo duplice aspetto: da un lato quello che lavora rispettando le regole, dall’altro quello parallelo fatto di illegalità e lavoro nero. E così nei giorni scorsi, in seguito a una serie di indagini portate avanti dalla procura di Prato, i carabinieri della Stazione di Iolo hanno arrestato un imprenditore cinese di 38 anni, titolare di un’impresa di confezione di abbigliamento a Vergaio, accusato di aver impiegato nella sua ditta sei connazionali clandestini. L’intervento è stato effettuato in seguito a una segnalazione di una rissa avvenuta nella confezione. I carabinieri hanno così verificato la presenza di diciassette operai intenti a lavorare alle macchine da cucire, alcuni dei quali, alla vista dei militari, hanno cercato di defilarsi.

I controlli effettuati dai carabinieri hanno consentito di identificare i presenti, tra i quali il titolare, accertando che sei operai risultavano clandestini, uno dei quali già gravato dal provvedimento di espulsione dal territorio nazionale, emesso due anni prima dal questore, dopo essere stato sorpreso a lavorare in un laboratorio di confezione di abbigliamento a Montemurlo. La presenza dei sei clandestini ha fatto scattare l’arresto nei confronti del titolare della ditta. Misura che poi è stata convalidata dal tribunale.

Non si tratta del primo caso di sfruttamento che viene scoperto in seguito a un episodio violento. Il caso più recente è quello della "Arte e stampa" di via Pistoiese, stamperia a conduzione cinese all’interno della quale un orientale ha accoltellato un collega in seguito a un diverbio per questioni di lavoro. Il ferito venne portato in ospedale mentre l’aggressore è scappato facendo perdere le proprie tracce. La vittima ha però collaborato con gli investigatori – le indagini sono seguite dai carabinieri – che, dopo aver appreso di quello che era accaduto nella stamperia, hanno fatto un controllato. Dalle verifiche è emersa una situazione di grave sfruttamento e di illegalità (c’era perfino il dormitorio per gli operai) che ha fatto scattare le manette per il titolare di fatto e per il reale gestore dell’azienda. Quello della Arte e stampa è diventato un caso emblematico.

Il procuratore Luca Tescaroli, in un comunicato, ha insistito sulla lotta portata avanti per contrastare "i fenomeni di sfruttamento del lavoro, evasione fiscale e riciclaggio". Una battaglia che vuole colpire "duramente chi cerca di trarre profitto da sistemi illeciti, reati che ostacolano lo sviluppo di un mercato leale e trasparente, che impediscono la tutela dei diritti dei lavoratori". Tescaroli di recente ha sottolineato come l’invito a denunciare rivolto pubblicamente il 6 febbraio ai lavoratori sfruttati, "è stato recepito", tanto che sono 17 le persone, cinesi e pachistani, che si sono fatte avanti per sporgere denuncia.

Laura Natoli