Si punta tutto sulle certificazioni: "Parità di genere, noi un esempio"

Ogni azienda le espone in modo ben visibile perché i compratori dei grandi marchi le richiedono. La storia virtuosa di Filitaly Lab. Le sorelle Ilaria e Francesca Tuci: "Caso unico nel settore manifatturiero".

Si punta tutto sulle certificazioni: "Parità di genere, noi un esempio"

Si punta tutto sulle certificazioni: "Parità di genere, noi un esempio"

Le certificazioni di sostenibilità sono ormai sulla bocca di tutti e i bollini dei certificati campeggiano ben visibili sugli stand degli espositori pratesi. Le certificazioni sulla qualità e sulla tracciabilità dei prodotti che escono dagli opifici pratesi sono la conditio sine qua non per rimanere sul mercato. "Una delle prime domande dei clienti è proprio sulle certificazioni", commentano alcuni degli espositori la cui maggioranza può contare in azienda su una persona che segue la relativa partita burocratica per il conseguimento. Le certificazioni sono fondamentali per poter lavorare con i brand, ma come è emerso in casi recenti di grandi griffe, non garantiscono il consumatore riguardo a tutta la filiera. L’augurio per molti produttori è che arrivino al più presto altri tipi di certificazioni in grado di garantire la sostenibilità di tutta la filiera produttiva. Il distretto sta lavorando, come ricorda Raffaella Pinori, per promuovere una più ampia diffusione della certificazione autonoma Grs (standard di prodotto internazionale per la produzione sostenibile di indumenti e prodotti tessili realizzati con materiali da riciclo) fra le imprese terziste, primo passo per la tracciabilità.

Intanto ci sono esempi che vanno oltre, come alla Filitaly Lab, che da poche settimane ha ricevuto la certificazione di parità di genere. "Siamo la prima azienda nel campo manifatturiero", raccontano Ilaria e Francesca Tuci che dalla fabbrica di Vaiano entro l’estate si trasferiranno nel nuovo capannone di Montemurlo. La stessa certificazione di parità di genere conta pochi e rari esempi nel distretto: la Piacenti spa restauro di beni culturali (ha anche il bilancio di sostenibilità dal 2022), la Lanartex, laboratorio di analisi chimiche ed ecologiche.

Sul fronte dell’economia circolare, le sorelle Tuci hanno messo a punto un filato di successo ottenuto dal recupero degli scarti prodotti dalla loro lavorazione dell’alpaca. Re-al-paca è la formula di riciclo di quei cascami che altrimenti prenderebbero la strada della discarica. "Durante 9 mesi – spiegano Ilaria e Francesca – raccogliamo gli scarti dal nostro impianto di filatura. Un nostro dipendente seleziona il materiale stoccato nei sacchi, divivendolo per colori. Così possiamo produrre il nuovo filato, l’Alpaca Fiesta. Re-al-paca è il nostro modo di trasformare i rifiuti in bellezza, mentre ci prendiamo cura dell’ambiente".

Sara Bessi