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Sindaco e vice, lo stipendio sale. Nessun ritocco per i consiglieri

Nel 2024 a regime gli aumenti decisi dal governo nel 2022. Ecco come cambiano le buste paga in Comune

Sindaco e vice, lo stipendio sale. Nessun ritocco per i consiglieri

Da quest’anno diventare sindaco o assessore vale molto di più. E non si parla di prestigio o responsabilità, ma di indennità, per una cifra che si attesta, per il sindaco, intorno al 50% in più netto al mese rispetto al 2022. Un "bonus" importante che rende ancora più pesanti, sotto tutti i punti di vista, gli incarichi pubblici mentre si accende la corsa verso le candidature a sindaco, con il solo centrodestra che ha sciolto le riserve puntando sull’ex assessore di FdI Gianni Cenni.

Che cosa è successo? Da gennaio 2024 è andata pienamente a regime la norma inserita nella legge di bilancio 2022 che ha fissato le indennità di servizio dei sindaci dei comuni sopra i 100.000 abitanti (Prato ha da poco sfondato il muro dei 200.000 residenti) all’80% di quanto percepito dal presidente della Regione. Di fatto dallo scorso mese l’indennità lorda percepita dal sindaco Matteo Biffoni è di 11.040 euro. Attenzione, questo non è nemmeno lontanamente il netto in busta paga percepito dal primo cittadino. Da questa somma, infatti, vanno scalate l’Irpef per la propria aliquota di riferimento e l’11% sul lordo come contributo da destinare al Partito democratico, nel rispetto della regola nazionale introdotta dal Pd. Di fatto ci si va ad attestare intorno a una cifra mensile di 5.700 euro. Un dato comunque in chiaro aumento, visto che nel 2022 la retribuzione netta era di 3.600 euro e l’anno passato intorno ai 5.100.

L’applicazione della normativa presente nella legge di bilancio 2022 ha ricadute anche sulle indennità per vicesindaco, assessori e presidente del consiglio comunale. Se nel 2022 l’indennità lorda del vicesindaco era di 6.392 euro, nel 2023 è passata a 7.181 e da questo gennaio è stata adeguata su quota 8.280 euro. Insomma, un vicesindaco di una città con più di 100.000 residenti percepisce al mese in busta paga intorno ai 5.000 euro, ai quali vanno aggiunte altre tasse o detrazioni in base a ogni singolo caso. Senza dimenticare il contributo dell’11% sul lordo da destinare al partito nel caso degli amministratori Pd.

L’adeguamento al rialzo tocca anche gli assessori delle città sopra i 100.000 abitanti, che passano dai 5.291 euro lordi al mese del 2022 ai 6.624 euro lordi del 2024. In questo caso il netto si aggira intorno ai 4.000 euro al mese, a cui va tolta la percentuale che spetta al partito (sempre che si tratti di amministratori Pd). Lo stesso discorso vale per il presidente del consiglio comunale, la cui indennità è equiparata al centesimo a quella degli assessori.

Chi invece al momento non vede adeguamenti di indennità sono i consiglieri comunali, il cui gettone di presenza è fermo da anni a quota 90 euro lordi. Un gettone che tra l’altro non premia né la produttività del consigliere, né l’effettiva permanenza in aula per tutto l’arco della discussione del consiglio comunale o delle commissioni consiliari.

"Ho fatto parte sia del coordinamento nazionale che di quello regionale della rete dei consiglio comunali – spiega il presidente Gabriele Alberti –, e posso dire che siamo di fronte a una vera e propria giungla fra Comuni che usano l’indennità di servizio e quelli che utilizzano il gettone di presenza per i consiglieri comunali. Alla luce di tutto ciò ritengo necessario ripristinare l’indennità mensile, che è più chiara come forma di emolumento. Questa dovrebbe essere una battaglia trasversale da portare avanti. Non si può ridurre la politica solo a chi se la può permettere, anche perché i consiglieri devono avere il tempo per prepararsi, leggere gli atti e mettere nero su bianco gli interventi. Questo vale per Prato ma soprattutto per i consigli comunali delle città più piccole che hanno le stesse responsabilità civili e penali delle grandi città metropolitane. Il concetto del gettone di presenza è svilente per il consigliere comunale. E poi c’è da sanare il grande squilibrio fra i consiglieri comunali e quelli regionali".

Stefano De Biase