
Un controllo in un’azienda a gestione orientale Immagine d’archivio
E’ stato ritenuto un vero e proprio "criminale" tanto da usare le misure di prevenzione patrimoniali che si applicano nei casi mafia o di delinquenti di alto spessore. Per la prima volta, su richiesta della procura, è stato sequestrato a un imprenditore cinese, evasore da oltre venti anni, una serie di immobili ricorrendo al Codice antimafia. Nel mirino della procura, diretta da Luca Tescaroli, è finito un imprenditore cinese che da oltre venti anni è riuscito ad aprire e chiudere (e poi riaprire) sette ditte, con nomi diversi e differenti prestanome. La chiusura della azienda coincideva sempre con gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate che, quando andava a cercare il titolare della ditta per riscuotere i tributi o i contributi mai versati, non trovava più nulla. Il solito "sistema" portato avanti da imprenditori cinesi per esasperare al massimo il profitto e reso possibile grazie alla connivenza di professionisti italiani – commercialisti e consulenti del lavoro – che sanno come aggirare le norme. Questa volta, però, la procura ha usato un’arma diversa, mai usata prima per fermare l’inarrestabile sistema delle ditte "apri e chiudi".
Il tribunale di Firenze ha disposto il sequestro di due immobili commerciali e una società all’imprenditore cinese che a Prato gestiva una filiera di imprese "apri e chiudi" nel settore tessile, applicando il Codice Antimafia per quello che viene definito dalla procura "un evasore fiscale seriale, socialmente pericoloso" (come di solito si definiscono i delinquenti per quali si ricorre al Codice). La misura si può applicare in via preventiva quando il tenore di vita dell’indagato non rispecchia quelli che sono i redditi dichiarati e quando si sospetta che i guadagni siano frutto di attività illecite.
Uno degli immobili sequestrati ha valore di un milione di euro. Il procuratore ha sottolineato in una nota come "è la prima volta che in Toscana viene applicata una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di un evasore fiscale".
Il cinese, attivo nel distretto dal 1999 e già coinvolto in un procedimento penale per reati tributari, si sarebbe sottratto al pagamento delle imposte per oltre 3,5 milioni di euro, importo comprensivo di sanzioni e interessi. Il provvedimento, emesso dal tribunale misure di prevenzione di Firenze su richiesta della procura di Prato, è stato eseguito dalla Guardia di finanza pratese.
Secondo quanto spiegato, l’uomo, con il supporto di professionisti, ha fittiziamente intestato a dei prestanome la titolarità di almeno sette ditte individuali. I consulenti coinvolti, sfruttando le proprie competenze avrebbero fornito un contributo decisivo nella costituzione, gestione e chiusura pilotata delle imprese, con la redazione di atti, bilanci e dichiarazioni finalizzati a evitare i controlli e a schermare i movimenti economici reali. Le indagini patrimoniali successive all’esecuzione delle prime misure cautelari nei confronti dell’uomo e dei familiari, hanno permesso di ricostruire un’incoerenza tra il reddito dichiarato e il patrimonio a sua disposizione, "costruito" mediante una sistematica evasione delle imposte. "Il provvedimento adottato è una risposta concreta e innovativa", spiega Tescaroli, poiché l’evasore fiscale "professionale" viene riconosciuto "come un vero e proprio attore di un disegno criminoso, capace di compromettere l’equilibrio del mercato, inquinare la concorrenza, sottrarre risorse pubbliche essenziali e favorire il radicamento di economie parallele".
"L’applicazione della prima misura in Toscana di prevenzione patrimoniale, regolamentata del Codice Antimafia, nei confronti di un evasore fiscale seriale, è un passo in avanti epocale nel contrasto all’illegalità economica che corrompe il tessuto sano di Prato. E’ un segnale fondamentale di applicazione estensiva della normativa antimafia in un contesto socio economico nel quale la criminalità organizzata cinese si è radicata", hanno detto i deputati di FdI Francesco Michelotti e Chiara La Porta.
Laura Natoli