Il rebus dei soldi verso la Cina. Rimesse da Prato in picchiata e quei 441 milioni "spariti"

Nel 2009 grazie ai money transfer 464 milioni in un anno verso Pechino, nel 2022 solo 23. Dal record italiano per i soldi inviati all’estero al terzo posto in Toscana. E i dubbi non mancano

Guardia di Finanza

Guardia di Finanza

Prato, 12 agosto 2023 – Che fine hanno fatto le rimesse di denaro dei cinesi residenti a Prato verso la Cina? E’ la domanda che ci si pone analizzando le classifiche elaborate dalla Fondazione Leone Moressa, basata sui dati della Banca d’Italia, che fotografano su scala nazionale l’invio di denaro in patria da parte degli stranieri residenti in territorio italiano. Da Prato, nel 2009, ogni giorno partivano verso la Cina grazie ai money transfer quasi 1,3 milioni di euro, cioè 464 milioni in un anno. Tredici anni dopo, cioè nel 2022, da Prato verso l’estero sono ‘volati’ solo 82 milioni di euro, e di questi soltanto 23 milioni di euro hanno avuto come destinazione la Cina. Di fatto a distanza di 13 anni solo nel 2022 sono spariti 441 milioni di euro inviati dai cinesi di Prato verso la madrepatria.

E’ normale domandarsi che fine abbiano fatto questi soldi. Anche perché basta guardare il proliferare di investimenti in capannoni, pronto moda e attività produttive da parte di imprenditori orientali, per comprendere che non c’è stato affatto un impoverimento del tessuto imprenditoriale cinese. Diventa quindi facile immaginare che questi fondi, al di là degli investimenti sul territorio, tornino verso la Cina tramite differenti modalità. Un po’ come accertato anche dalle recenti operazioni della guardia di finanza.

Tornando ai dati, da regina d’Italia nel 2009 per le rimesse all’estero, Prato adesso non solo non è nemmeno nella top ten per flussi di denaro, ma addirittura è terza in Toscana, dietro Firenze e Pisa. E se i cinesi sono in "recessione" nell’invio di denaro, a trascinare le rimesse sono le destinazioni come Bangladesh, Pakistan, Marocco e Romania. Prato fa registrare un incremento nelle rimesse del 5,8% sul 2021 e del +28,5% rispetto al quinquienno 2017-2022. Ma niente a che vedere con i numeri del 2009.