REDAZIONE PRATO

Sparatorie e scontri fra bande rivali Preso il nemico del "capo dei capi"

Imprenditore cinese finisce in manette. Era latitante da un paio di anni ed è accusato di tentato omicidio

Sparatorie, aggressioni con mazze e bastoni, botte. Una lotta armata per il controllo del territorio, per infiltrarsi in attività più o meno lecite. Si continua a indagare sulla serie di gravi episodi di sangue, fra cui la sparatoria fra bande rivali avvenuta il 4 luglio del 2018 all’ingresso delle Cascine di Tavola, finiti il più delle volte con il ferimento di alcuni partecipanti agli scontri. Ieri la squadra mobile ha dato esecuzione a due ordini di cattura – per imputazioni diverse – a carico di Bao Deping, cinese di 52 anni, fermato all’aeroporto di Malpensa mentre era di ritorno dalla Cina. Bao era irreperibile da un paio di anni, da quando è avvenuta la sparatoria alle Cascine durante la quale sono state ferite ben quattro persone. Bao, imprenditore nel settore degli autotrasporti con ditte che hanno sede alla stazione di Prato, a Roma, Marsiglia e Parigi, è ora in carcere a Busto Arsizio e deve rispondere delle pesanti accuse di tentato omicidio, lesioni, porto di armi da sparo e di oggetti atti a offendere. Sono due gli episodi che gli investigatori della squadra mobile di Prato, diretti da Alessandro Gallo, gli contestano: di essere stato colui che ha sparato alle Cascine di Tavola e di essere il responsabile di un’aggressione, sempre con l’esplosione di colpi di arma da fuoco, ai danni di due operai pachistani che dovevano ritirare della merce da un pronto moda all’Osmannoro. E’ in questo secondo episodio che la Dda di Firenze ha contestato all’uomo il tentato omicidio (che gli è valso la custodia in carcere) perché i due pachistani rimasero feriti nello scontro. Non gli è stato invece contestato il vincolo associativo. Mentre per lo scontro armato alle Cascine indaga la procura di Prato (il fascicolo è seguito dal sostituto Lorenzo Gestri). Per questo episodio sono stati disposti gli arresti domiciliari. I due fatti sono distinti fra loro ma mostrano – secondo gli investigatori – lo spessore criminale di Bao. E’ lo stesso Bao a comparire più volte nella famosa inchiesta sulla mafia cinese, China truck, come l’antagonista del temuto Zhang Naizhong, il cinese che secondo la Dda e il gip fiorentini sarebbe stato il "capo dei capi" della piovra gialla (oggi libero, l’udienza preliminare è fissata per metà aprile). Bao avrabbe organizzato la spedizione punitiva all’Osmannoro per togliere il lavoro agli operai pachistani inviati da Naizhong. E’ lui che nel video acquisito dalla polizia scarrella la pistola ed espolde i colpi. "E’ una guerra per il controllo del territorio": sarebbe questo il filo rosso che collega l’arresto di Bao all’inchiesta che avrebbe messo in luce la lotta fra gruppi criminali organizzati cinesi in città. Una lotta per il controllo delle attività lecite (come il trasporto su gomma) e di quelle illecite. Ed è qui che si colloca la sparatoria alle Cascine. Bao era amico di Lin Xia, il titolare dell’hotel Luxory, oggi ai domiciliari per essere stato coinvolto nella sparatoria che, come è stato accertato dalla procura, sarebbe scoppiata per il controllo di un giro di prostituzione negli hotel della città. Bao è intervnuto con la pistola, sparando i colpi che hanno ferito i connazionali, in supporto dell’amico Lin Xia. E’ stato dopo l’arresto di Lin Xia che Bao è sparito, sapendo di avere gli investigatori alle costole.

Laura Natoli