REDAZIONE PRATO

"Stanze isolate e irraggiungibili". Incinte, costrette a slalom e disagi

La protesta di una lettrice per i locali della diagnostica prenatale

Ecografia (foto di repertorio)

Prato, 12 maggio 2015 -  La diagnostica prenatale a Prato fa sollevare qualche perplessità da parte delle future mamme che si rivolgono al servizio. Servizio che a differenza di altri è rimasto in via Dolce de’ Mazzamuti e non è stato trasferito al nuovo ospedale di Galciana. A fare una segnalazione è una lettrice, Ilaria Chiarello che punta il dito contro una serie di disagi che le gestanti debbono sopportare per sottoporsi agli esami previsti prima del parto.

«Volevo fare una segnalazione in merito al servizio di diagnostica prenatale a Prato per la salute dei nascituri e delle future mamme – scrive – Mi chiedo come sia possibile aver lasciato gli ambulatori, in cui vengono svolte queste visite, all’interno dell’ospedale vecchio di Prato, precisamente in Via Dolce de Mazzamuti 7. Le donne in dolce attesa sono costrette a raggiungere una zona a traffico limitato pertanto a piedi, o in auto se dotate di permesso. Comunque si tratta sempre di una zona quasi priva di parcheggio pubblico. Non solo: debbono accedere all’interno di una sorta di labirinto di stanze».

E la lettrice entra nel dettaglio degli esami: «Il giorno del Duo Test, la consulenza di gruppo viene svolta all’interno dell’ospedale vecchio (non il Misericordia e Dolce) per poi essere costrette a fare il prelievo di sangue al Centro Giovannini – prosegue – Mi chiedo se le persone che hanno organizzato in questo modo il servizio, hanno mai pensato che le donne incinta spesso hanno problemi di deambulazione, di malessere, soprattutto quando sono sottoposte ad esami e prelievi».

Ma il massimo della difficoltà si ha quando «le future mamme vengono sottoposte all’esame per la curva glicemica. Devono raggiungere gli ambulatori digiune (condizione già di suo, in una gravidanza anche sanissima, difficile) e cominciare una serie di prelievi e somministrazioni di glucosio con l’intento di mettere sotto stress il fisico della gestante. Tutto questo viene svolto ad una decina di madri alla volta, all’interno di un locale dell’ospedale vecchio, ambiente totalmente isolato, in un ospedale completamente vuoto, dove sono presenti solo due infermiere (e/o ostetriche/dottoresse, non so). Sarebbe sufficiente lo svenimento o la caduta di una gestante che non sarebbe garantita la sicurezza delle altre, in un momento in cui proprio perché indotto, il malessere (o addirittura il malore) è più frequente».

A questo punto la lettrice si rivolge direttamente all’Asl di Prato: «Ci dovrebbe fornire spiegazioni plausibili sul perché, in tutto il territorio di Prato fuori dal centro storico, non sia stato possibile trovare un ambiente più adatto allo svolgimento di tali procedure. Sicuramente tutte le donne in gravidanza o che hanno partorito negli ultimi anni se lo stanno chiedendo – conclude –. Penso di esprimere questo disappunto a nome di molte altre donne, per l’ennesima volta si dimostra l’indifferenza della collettività nei confronti delle gestanti. Cosa dobbiamo fare? Una raccolta di firme, basta che diciate quante ne volete».