
Una delle manifestazioni di protesta dei dipendenti
Prato, 6 febbraio 2016 - Sette richieste di rinvio a giudizio e tre richieste di archiviazione per i membri del collegio sindacale: si chiude con questa decisione l’indagine preliminare sul crac del gruppo Stefan, la catena di negozi del patron Giuseppe Videtta. L’inchiesta condotta da Antonio Sangermano, che ha avanzato le richieste di rinvio a giudizio e quelle di archiviazione, è partita da una segnalazione di Banca d’Italia relativamente ad operazioni non chiare riconducibili ai conti correnti degli indagati. Padre e figlia devono rispondere dell’accusa di bancarotta fraudolenta e frode fiscale.
A Videtta, insieme alla figlia Stefania, titolari di fatto del gruppo, dopo essere finiti ai domiciliari il 16 aprile 2015, è stata revocata la miscura cautelare dall’estate scorsa. All’ex amministratore delegato di Stefan è stata revocata la misura cautelare degli arresti domiciliari, valutando sia la sua scurpolosa osservanza delle prescrizioni sia per aver chiarito nel corso dell’interrogatorio del gip Silvia Isidori più aspetti della complessa vicenda. Insieme all’ex patron dei supermercati Stefan, che nell’immediatezza dell’arresto tentò il suicidio ingerendo una massiccia dose di barbiturici, e la figlia Stefania, sono finiti nei guai otto persone tra imprenditori e professionisti, compresi i componenti del collegio sindacale.
Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero distratto ingenti somme di denaro (sei milioni di euro) dal gruppo causando così il dissesto della Stefan, dichiarata fallita nel 2014, falsificando i bilanci fino a creare un debito inevaso di 152 milioni di euro. Secondo l’accusa, la distrazione avveniva anche tramite la manomissione dei registratori di cassa che segnalavano cifre inferiori rispetto ai soldi incassati.
Gli accertamenti effettuati dalla guardia di finanza hanno convinto la procura che il fallimento di Stefan sia stato doloso e pilotato. Il giudice per le indagini preliminari ha anche disposto il sequestro preventivo destinato alla confisca per beni equivalenti a 10 milioni.