Prato, 17 settembre 2024 – “Il sindaco Calamai mi aveva detto che mi avrebbe chiamato a settembre. Forse ha avuto da fare con gli ultimi allagamenti. Attendo con fiducia perché a Marina di Strongoli, in Calabria, c’è già la delibera per intitolare una strada a Luana”. Emma Marrazzo non si ferma mai, è un fiume in piena, ha una vitalità da vendere nel portare avanti la sua battaglia, quella nel nome di sua figlia, Luana D’Orazio morta tre anni e mezzo fa stritolata dall’orditoio a cui stava lavorando nella fabbrica di Montemurlo, l’“Orditura srl”, lasciando un figlio che all’epoca aveva solo cinque anni e mezzo.
Emma Marrazzo non dimentica e soprattutto porta la storia di Luana come esempio in giro per tutta Italia affinché si possa “avere una legge equa, una legge che riconosca come aggravante l’omicidio sul lavoro”.
Parallelamente chiede che venga intitolata una strada alla sua Luana, a Montemurlo dove è morta.
“Luana è diventata il simbolo delle morti bianche – spiega Emma Marrazzo –, lo ha riconosciuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il sindaco Simone Calamai aveva espresso il desiderio di intitolare una strada a Luana, mi aveva detto che mi avrebbe richiamato a settembre ma ancora non lo ha fatto. Io aspetto con fiducia”. Intanto un altro paese si è mosso per dedicare una delle sue strade alla giovane operaia scomparsa. “A Marina di Strongoli, in Calabria – aggiunge la mamma della ragazza – Il Comune ha già fatto la delibera e scelto la strada. Io sono originaria di lì e vista la risonanza che ha avuto la vicenda di Luana hanno deciso di dedicarle una strada. A breve dovrebbe esserci l’intitolazione ufficiale. Spero lo facciano presto anche a Montemurlo”.
Nel frattempo Emma Marrazzo è stata a Milano a visitare il nuovo murales fatto in onore di Luana. “E’ molto bello, si trova al Tempio del futuro perduto in via Luigi Nono – prosegue la donna –, l’ho visto prima di andare al ’Tempo delle donne’ di Giusi Fasano per un incontro sulla sicurezza sul lavoro molto interessante e toccante. Non smetterò mai di ripetere che serve una legge diversa, una legge che punisca chi non lavora seguendo le regole sulla sicurezza, chi mette a rischio la vita dei propri operai. Non si può morire di lavoro”.
Emma Marrazzo si è fatta promotrice di una raccolta di firme, appoggiata dall’Usb e da alcuni parlamentari dei Cinque Stelle, per una raccolta firme per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. Le firme sono state depositate in parlamento. Al momento, però, non sembra che il governo abbia intenzione di varare una legge del genere. “La battaglia va comunque avanti”.