REDAZIONE PRATO

Strage di Calenzano: indagini sulla manutenzione straordinaria al deposito Eni

La procura di Prato indaga sull'esplosione al deposito Eni di Calenzano, ipotizzando malfunzionamenti durante la manutenzione.

L’esplosione a Calenzano . Testimoni ancora sotto shock. Difficoltà a identificare i corpi

Il sopralluogo dei carabinieri al deposito di carburanti di Eni a Calenzano dopo la tragedia

Continuano senza sosta le perquisizioni e l’ascolto dei testimoni che hanno assistito alla strage di Calenzano. Quest’ultima procedura è resa difficile dallo stato di shock in cui sono i sopravvissuti: un testimone sarebbe svenuto a Careggi quando ha saputo dei colleghi morti.

La procura di Prato sta lavorando per ricostruire che cosa è accaduto lunedì mattina intorno alle 10.20 prima dello scoppio e del successivo incendio al deposito di carburanti Eni a Calenzano. Ieri si sono concluse le autopsie sui cadaveri delle cinque vittime, fra cui quelle di Vincenzo Martinelli e Carmelo Corso, 51 e 56 anni, autotrasportatori della Bt Trasporti srl che vivevano a Prato da molto tempo. Le autopsie sono state condotte a Careggi dai medici legali Martina Focardi, Beatrice De Fraia e Rossella Grifoni.

Il loro compito è terminato ma la procura – l’indagine è seguita direttamente dal procuratore Luca Tescaroli e dal pm Massimo Petrocchi – ha affidato l’incarico a ulteriori due consulenti, Ugo Ricci e Vilma Pinchi, due genetisti, per il riconoscimento delle salme che attualmente non è ancora stato eseguito. A loro spetterà il compito di fare gli accertamenti per poter attribuire un’identità certa ai cadaveri attraverso la comparazione con il dna dei familiari, i dati antropometrici e la verifica delle impronte dentali.

La procura procede per le ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo, lesioni gravi, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro e nelle prossime ore potrebbero arrivare già i nomi dei primi indagati. Quello che è certo fino a ora è che c’è stato un malfunzionamento alla pensilina numero "sei" (in tutto sono dieci) dove al momento dell’esplosione si è verificata una copiosa perdita di benzina che è stata vista da uno dei testimoni oculari, sentito dai tecnici del dipartimento di prevenzione dell’Asl incaricati insieme ai carabinieri e ai vigili del fuoco di seguire le indagini.

"Ero in fila ad aspettare il mio turno, ho visto gli operai che stavano lavorando a dei tubi – ha raccontato il testimone sentito nell’immediatezza del fatto da un tecnico del dipartimento di prevenzione dell’Asl – Ho visto uscire roba e pensavo fosse acqua, poi ho sentito puzzo di benzina e sono andato indietro".

Una testimonianza chiave, secondo gli inquirenti, che fa presupporre che il malfunzionamento sia stato causato dai lavori di manutenzione straordinaria che erano in corso alla pensilina numero sei, dimessa da anni. Martinelli e Corso stavano facendo rifornimento proprio nei due stalli attigui e sono stati travolti dallo scoppio. Motivo per cui la procura ha disposto immediatamente le perquisizioni nelle sede di Eni, in quella di Sergen srl di Grumento Nova (Potenza), la ditta che doveva eseguire i lavori, e la Bt.

In quest’ultima in particolare, gli investigatori sono andati a caccia della lettera che Martinelli aveva scritto a inizio ottobre denunciato una serie di "continue anomalie sulla base di carico" nell’impianto di Calenzano. Una lettera in risposta a un richiamo disciplinare che aveva colpito Martinelli in quanto non aveva svolto uno dei carichi previsti a causa, secondo quanto si apprende nella lettera scritta a mano dall’autotrasportatore, di un problema al deposito. Martinelli aveva messo le sue preoccupazioni nero su bianco, aveva segnalato le anomalie di un impianto datato – risalente agli anni ’50 – in cui i lavori di manutenzione erano pressoché continui.

La lente di ingrandimento della procura è puntata sulla manutenzione, sulla "chiara inosservanza delle rigide procedure previste", alla "scellerata condotta" le cui conseguenze "non potevano non essere valutate" dagli operatori. Potevano essere svolti i lavori di manutenzione in quell’area quando le autocisterne stavano facendo rifornimento? Che cosa è successo alle 10,20 di lunedì mattina? Gli incaricati della Sergen dovevano sostituire dei tronchetti da 8 pollici (diametro 150) per mettere in sicurezza la linea dismessa da anni. I lavori avvalorano "l’ipotesi che vi siano state condotte connesse al disastro", scrivono i magistrati nei decreti di perquisizioni.

L’altro punto che dovrà essere chiarito – per il quale sono stati incaricati due esplosivisti che in passato si sono occupati delle stragi di mafia – è che cosa abbia innescato l’esplosione.

Laura Natoli