SILVIA BINI
Cronaca

Prato, qui ci sono le classi di frontiera con l’80% di studenti stranieri

“Non parliamo di etnie, la barriera è la lingua”. Il comprensivo Marco Polo ha una dirigente stabile: Giuliana Pirone. “Ho trovato docenti eccellenti, subito un corso di italiano per i genitori”.

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Al centro la dirigente Giuliana Pirone con il personale dell’istituto Marco Polo

Prato, 5 ottobre 2024 – Il mondo a scuola. Succede a Prato dove ci sono realtà, in cui la percentuale di alunni stranieri in classe supera la vetta dell’80%. Esistono sezioni con due bambini italiani e venti stranieri, e in scuole di confine con il quartiere più popolato dalla comunità orientale, i venti stranieri sono per il 95% cinesi. Simbolo di integrazione e caleidoscopio di etnie sono soprattutto l’istituto comprensivo Mascagni e il Marco Polo.

Sono i numeri a parlare: nelle 10 sezioni delle tre scuole dell’infanzia del comprensivo Mascagni l’81% degli alunni è straniero. Percentuale che si assesta al 75% all’interno delle 26 classi delle tre primarie mentre nelle 19 classi della secondaria di primo grado la percentuale di studenti non italiani arriva al 78%. Significa che su venti alunni: 16 sono cinesi e quattro italiani. Situazione che più o meno si replica nei numeri e nella forma, al comprensivo Marco Polo, con la differenza che la scuola racchiude 39 etnie diverse mentre alla Mascagni proprio per conformazione territoriale, l’etnia prevalente è quella cinese.

A Prato il tetto del 30% imposto dalla legge Gelmini nel 2010 non è mai entrato in vigore: Prato ha ottenuto la deroga prima ancora che la legge diventasse tale. Le scuole sono lo specchio del tessuto sociale della città e Prato ha imparato da tempo a fare i conti con classi multietniche, è stata tra i precursori di metodi insegnativi, qui i docenti si sono rimboccati le maniche prima ancora che in altre città si iniziasse solo a percepire che le scuole avrebbero dovuto iniziare a fare i conti con una didattica diversa. Era il 2015 quando al Marco Polo si iniziò a mettere su un banco vicino alla cattedra un dizionario di italiano-cinese: un modo concreto per aiutare gli alunni a fare amicizia e ad interagire.

Oggi, quell’istituto, è un esempio di integrazione e alla sua guida c’è una nuova dirigente Giuliana Pirone arrivata carica di entusiasmo che prima di tutto ha potuto constatare il grande valore del corpo docenti e di quanti lavorano nei tre plessi del comprensivo che racchiude la materna Villa Charitas, la Cesare Guasti, la media Ser Lapo Mazzei. “Ci sono 39 nazionalità presenti a scuola - dice la nuova dirigente interprete giurata, docente di lingue straniere con un passato come preside in Lombardia e a Lucca. Di origine napoletana, professoressa al Livi per 11 anni, Pirone conosce bene il mondo della scuola e ha tutte le carte in regola perché finalmente l’istituto Marco Polo possa fare quell’ulteriore passo in avanti, possibile solo se esiste un dirigente di riferimento.

“Mancava una guida stabile, il lavoro fatto da chi mi ha preceduto è stato eccezionale, ma una scuola con queste caratteristiche ha bisogno di una presenza fissa - dice Pirone -. Prima di essere qui sono stata reggete al Cpia, avevo persone provenienti da 60 Paesi diversi. Il segreto è lavorare per l’inclusione e l’orientamento”. Proprio per l’inclusione che la nuova dirigente ha già messo in ponte un progetto innovativo e fondamentale organizzando un corso di italiano destinato ai genitori dei bambini stranieri. Sì perché la barriera principale quando si parla di stranieri a scuola è rappresentata dalla lingua, tanto che il dirigente-reggente del Marco Polo, Mario Battiato, sottolinea l’importanza di cambiare visione “non ha più senso parlare di stranieri, la distinzione può essere solo tra italofoni e non italofoni”.

“Ho intenzione di attivare corsi di teatro, scacchi, musica - aggiunge Pirone - perché i bambini e i ragazzi abbiano modo di interagire, di capirsi anche con il linguaggio non verbale e crescere insieme. Le risorse ci sono e i docenti competenti anche. Ho sempre vietato l’uso dei cellulari a scuola perché impediscono di fare amicizie, ho visto bambini all’infanzia con profili TikTok personali, è un vero problema”.

Sezioni multietniche si gestiscono con professori laureati nella classe di concorso 023, relativa all’insegnamento della lingua italiana per alunni di lingua straniera e con più mediatori culturali necessari anche per dialogare con i genitori. Il ministero ha promesso che dal prossimo anno arriveranno docenti formati per affrontare la scuola che cambia. “In classe gli studenti, soprattutto quelli di età più piccola, non hanno barriere - aggiunge Battiato -. Il problema semmai si crea all’esterno perché se non si inizia abbattendo i muri linguistici le difficoltà resteranno, e succede che i compagni di classe provenienti da culture diverse poi non creano gruppo, non c’è unione fuori dalle mura scolastiche, e questo è un ulteriore aspetto che va affrontato”. Scuole di frontiera chiamate ad insegnare a classi sui cui banchi siede l’80% di alunni non italiani devono essere sostenute. Prima di tutto con la nomina di dirigenti di ruolo.