Una battaglia dura che va avanti da anni fra picchetti, aggressioni, tende, botte, denunce incrociate, battaglie vinte e un processo per violenza privata che è ancora in corso. Oltre a una serie di inchieste sullo sfruttamento degli operai all’interno delle ditte a conduzione cinese di cui si sono perse le tracce nei rivoli complessi di un tribunale che fatica anche a stare aperto tante sono le difficoltà che deve affrontare ogni giorno.
E’ la parabola dei Sudd Cobas spuntati dal nulla a Prato nel lontano 2018, quando ancora "facevano a noi i fogli di via", come ha ricordato di recente Luca Toscano, esponente del sindacato che opera con metodi che non si vedevano dagli anni Settanta e che ha avuto il merito di riportare l’attenzione sul sistema dello sfruttamento diffuso in molte ditte cinesi e su quello delle cosiddette "apri e chiudi".
E’ l’ultima battaglia ingaggiata dal sindacato che assiste praticamente solo stranieri. Da Sì Cobas a Sudd Cobas: il nome è cambiato di recente ma la sostanza è rimasta la stessa. E le forme di protesta portate all’estremo sono sempre uguali a quelle che furono usate durante il primo e lungo picchetto alla "Texprint" di via Sabadell. Più che un picchetto, un assedio che andò avanti per mesi e che si è concluso con il reintegro al lavoro di tutti gli operai e un processo per violenza privata nei confronti dei sindacalisti e dei lavoratori pachistani che hanno bloccato l’uscita delle merci per mesi.
Negli anni di battaglie simili ne abbiamo viste tante. Una delle più combattute fu quella alla "Dreamland" di via Galvani che fu particolarmente accesa in quanto gli operai furono vittime di un vero e proprio agguato. Furono picchiati da un commando che arrivò all’improvviso a bordo di un furgoncino. Una decina di cinesi picchiarono, con i volti coperti da mascherine, gli operai in sciopero con spranghe e bastoni. La scena fu molto violenta e venne ripresa con i telefonini. Le immagini fecero preso il giro del web.
Recentemente, fra l’altro, è stato condannato un professionista pratese accusato di aver aiutato i gestori cinesi della Dreamland creando falsi attestati sulla sicurezza. La battaglia è andata avanti, quando in una ditta quando nell’altra. Come alla "Iron&Logistics" che poi ha trasferito la produzione a Quarrata lasciando a piedi i lavoratori. Anche in questo caso diversi operai sono stati reintegrati con una sentenza del giudice del lavoro.
L’aggressione invece alla pelletteria "Lin Weidong" a Seano ha fatto alzare nuovamente i toni del dibattito intorno al sindacato del Sudd Cobas. Si è parlato di azione squadrista: quattro persone che di notte hanno aggredito e pestato quattro pachistani e due sindacalisti, fra cui Toscano. Intorno a quest’episodio si è infiammato il dibattito politico tanto che la commissione di inchiesta parlamentare sulla sicurezza sul lavoro ha deciso di fare tappa a Prato.
Infine l’ultima battaglia è approdata fuori dai cancelli della Linea Glamour di via Aldo Moro con un botta e risposta fra sindacato e azienda su cui dovrà essere fatta chiarezza. Una narrazione complessa che rischia di criminalizzare un intero sistema.