Otto ore di sciopero dei metalmeccanici a metà febbraio e il ricorso al giudice se Confindustria Toscana Nord non tornerà indietro sulla disdetta degli accordi territoriali del 15 luglio scorso. I sindacati Fim, Fiom e Uilm sono compatti e hanno dedicato questi mesi trascorsi agli approfondimenti legali, oltre ad aver scritto a Confindustria Toscana Nord chiedendo di rivedere la decisione e alle aziende associate di non applicarla.
"La disdetta - ha spiegato Stefano Angelini della Fiom Cgil - è illegittima perchè dal 1994 tutti i contratti nazionali hanno una clausola di salvaguardia per gli accordi premiali antecedenti a quella data e “sterilizzano“ quindi ciò che è successo prima del 1994. E l’ultimo contratto nazionale prevede questa clausola, quindi vale per tutti i lavoratori, nuovi e vecchi".
Nello specifico, Confindustria Toscana Nord ha disdettato accordi risalenti al 1969 dell’area pratese quando la città era ancora in provincia di Firenze e quindi la ripercussione è su un’ampia platea di aziende. La stima è che questa disdetta influirà sulla busta paga di circa 2000 lavoratori e sono già 10 le aziende che hanno inviato la Pec di comunicazione agli addetti. Il taglio sulla premialità può riguardare la quattordicesima mensilità, il premio produzione, l’e.d.r. ed è calcolato in una decurtazione annuale di circa 3000 euro a lavoratore.
"Questo è un colpo alle relazioni sindacali - ha evidenziato Samuele Nacci della Fim Cisl - volto a cancellare norme e trattamenti economici migliorativi per lavoratori e lavoratrici. In questo modo si creano lavoratori di serie A e B. E’ un atto di prepotenza aver inviato una Pec ai lavoratori e rompere un accordo che fa parte della storia dell’industria di Prato. Invece di incentivare la produttività si preferisce tagliare gli stipendi".
"Oltretutto - aggiunge Flavia Capilli della Fim Cisl - le aziende che hanno inviato la disdetta non sono minimamente in crisi e non si capisce perché approvano questa disdetta degli accordi. La disdetta decorre dal 1° gennaio quindi non sappiamo quante aziende lo faranno, ancora tutte le buste paga non sono state recapitate".
Per i tre sindacati se le aziende applicano la disdetta può partire una vertenza per condotta antisindacale: "Il contratto nazionale - aggiunge Angelini - è composto da una parte normativa e una economica. Le voci della parte economica non si tolgono e fra queste ci sono le premialità, il termine corretto che indica tutte le voci riferite all’accordo territoriale".
Il dialogo non sarà facile perché sul piatto c’è anche il rinnovo del contratto dei metalmeccanici e l’11 febbraio riparte il negoziato: Federmeccanica e Assistal hanno convocato Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm per valutare se ci siano le condizioni, per la ripresa della trattativa che riguarda oltre un milione e mezzo di lavoratori in Italia. I sindacati non hanno sospeso le 8 ore di sciopero che erano state annunciate per questo mese. I sindacati hanno chiesto un aumento in busta paga in tre anni di 280 euro sui minimi, mentre Federmeccanica e Assistal propongono un contratto Esg 2025-2028 che conferma l’aumento definito in base all’inflazione, pari a 173 euro sulla base delle attuali previsioni Istat disponibili, da adeguare sulla base del dato effettivo.
"Auspichiamo - hanno concluso i sindacalisti - che Confindustria riveda la decisione, altrimenti contrasteremo con ogni azione necessaria e nelle opportune sedi le iniziative delle aziende del distretto pratese che si allineeranno alla sconsiderata azione di recesso".
M. Serena Quercioli