L’avventore modello immaginato dal "Codice di condotta" che sarà affisso in bar, discoteche, alberghi, non porta armi o droga nel locale, neanche spray al peperoncino, si impegna ad evitare comportamenti molesti e a non abbandonare bottiglie di vetro in giro.
È questo l’identikit immaginato dal "Codice di condotta" previsto dalle "Linee guida per la prevenzione degli atti illegali e di situazioni di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno e nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici", contenute nel decreto (del 21 gennaio) del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Le linee guida forniscono indirizzi per la stipula di accordi in sede territoriale cui è possibile aderire su base volontaria, senza alcun obbligo e senza quindi nuovi costi per gli operatori.
Il Viminale vuole avviare "un sistema di cooperazione operosa" con le associazioni di categoria che stipuleranno accordi a livello provinciale con i prefetti, cui possono aderire i singoli esercenti. L’obiettivo è "innalzare il livello di prevenzione dell’illegalità e delle situazioni di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno e nelle immediate vicinanze" dei locali, valorizzando "i comportamenti degli esercenti che intendono concorrere al mantenimento della legalità".
Chi adotta il Codice di condotta – che dovrà essere affisso in modo ben visibile all’interno del locale e pubblicizzato anche sui siti web dell’attività – può evitare l’automatismo della chiusura e della sospensione della licenza in caso di disordini. Tra le azioni previste previste c’è l’installazione (a carico degli esercenti) di sistemi di videosorveglianza che potranno anche essere affidati ad istituti di vigilanza privata, "assicurando la possibilità di riprendere le vie di accesso e le uscite di sicurezza del locale"; garantire "un’adeguata illuminazione delle aree in cui l’attività economica viene esercitata"; assicurare l’identificazione dei minori (e ‘timbrarli’ come avviene in molte discoteche); segnalare "ogni circostanza che possa determinare turbative o riflessi negativi per l’ordine e la sicurezza pubblica"; individuare un "referente della sicurezza per il locale" che fungerà da punto di contatto privilegiato con le forze di polizia.
Il Viminale ha ribadito la volontarietà delle azioni che i gestori dovrebbero mettere in campo, ma le associazioni di categoria storcono il naso e chiedono al ministro di aprire un tavolo di confronto.