Prato, 30 maggio 2018 - Nuovo round per il tempio crematorio. I «no» di Prato e Montemurlo, arrivati nel giro di 24 ore l’uno dall’altro non meno di una settimana fa, non spaventa la Socrem, la società per la cremazione di Prato che torna alla carica insieme a Confindustria. «È una battaglia di civiltà», dicono i sostenitori del tempio crematorio. Ed è così che ieri pomeriggio in via Valentini nel palazzo dell’Industria si sono radunati i rappresentanti della Socrem insieme al consorzio dei soci di Confindustria Toscana Nord, disposto a finanziare e sostenere il progetto da tre milioni di euro per la realizzazione dell’impianto. Erano stati l’assessore all’ambiente Filippo Alessi e poi a ruota il sindaco di Montemurlo Mauro Lorenzini ad escludere la possibilità di realizzare un impianto nei due territori. I motivi del «no» sono legati alla vicinanza con la abitazioni per quanto riguarda Montemurlo e alla presenza di troppe industrie e di impianti come Gida per Prato.
Ma Socrem e gli industriali hanno tutta l’intenzione di portare avanti la propria battaglia in difesa delle famiglie pratesi costrette a tempi di attesa lunghissimi per poter cremare i propri cari fuori provincia e a sostenere costi sempre più elevati. Molte della salme di Prato vengono oggi portate al forno crematorio di Livorno, ma oltre ai costi di cremazione e al viaggio adesso il sindaco Filippo Nogarin ha annunciato di voler portare la tassa da 15 a 100 euro per chi proviene da fuori provincia. Un bel salasso per le famiglie costrette a sborsare fino a 700 euro per una cremazione. Ma la Socrem non ci sta. E non ci stanno gli industriali che rilanciano il progetto. «La politica del no non porta a niente. No all’aeroporto, no all’inceneritore, no al forno crematorio, ma senza infrastrutture non abbiamo speranza di crescita. Creare impianti significa creare posti di lavoro e dare risposte ai cittadini», si sfoga il neo presidente di Socrem Alessandro Tacconi.
«Siamo intenzionati a riaprire il dialogo con il Comune di Prato insieme a Pratoinvest, consorzio dei soci di Confindustria Toscana Nord, che ha le capacità economiche e imprenditoriali per sostenere il progetto del tempio crematorio. Se ad esempio servono interventi per mitigare l’impatto ambientale come la piantumazione di alberi, siamo disponibili al dialogo. Il confronto è necessario», aggiunge Tacconi. Sono circa il 45%, secondo i dati forniti dalle associazioni di volontariato, i pratesi che decidono di essere cremati: Prato però non dispone di un tempio per la cremazione e le famiglie dei defunti, tramite le associazioni, sono costrette ad appoggiarsi alle strutture di Pistoia e Livorno, le più idonee ad accogliere le salme provenienti da questa provincia. «I parenti dei defunti che scelgono di essere cremati sono costretti ad attendere oltre due settimane per concludere il percorso doloroso di commiato dal loro caro. È per questo che chiediamo all’amministrazione di riaprire il dialogo».