Tensione alta alla Dogaia: il sindacato insorge. "I fatti avvenuti il 7 agosto non sono nient’altro che il triste epilogo di una catastrofe annunciata. Già dallo scorso febbraio, una delegazione della Cgil, dopo un incontro svoltosi alla presenza del prefetto di Prato e il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Toscana, aveva evidenziato alcune problematiche inerenti all’istituto pratese. Infatti, gli argomenti cardine dell’incontro riguardavano le troppo numerose assegnazioni a Prato di detenuti di difficile gestione provenienti da altri istituti, il ripristino delle scale di emergenza e l’installazione dei telefoni in sezione, e infine la messa a norma della struttura", si legge nella nota inviata dal sindacato. "A oggi, a distanza di quasi sette mesi, nulla è cambiato. Inoltre, è da evidenziare che nell’ultimo periodo l’istituto pratese è mancante di un direttore, nonché un comandante o un vicecomandante titolari: impensabile, quindi, che il carcere possa essere gestito, come sta accadendo, a singhiozzo da dirigenti che si alternano in modo frequente, nonostante quello di Prato sia un istituto di primo livello superiore". Non è tutto: la casa circondariale di Prato continua a lavorare sotto organico, con il rapporto tra agenti e detenuti più basso di tutta la Toscana e Umbria, con detenuti di difficilissima gestione.
"Solo grazie agli sforzi del personale di polizia penitenziaria assegnato alla Dogaia chiamato a trattenersi anche oltre l’orario di lavoro, si riescono ad arginare le molteplici problematiche quotidiane - conclude la Cgil -. Auspichiamo, che le autorità non restino sorde alle nostre richieste".