REDAZIONE PRATO

Rogo Macrolotto, sette morti ma non paga nessuno. Assolti i proprietari del capannone

Sette operai cinesi bruciati vivi: la Cassazione ribalta l’Appello. Il caso adesso è chiuso

Il luogo della strage (foto Attalmi)

Il luogo della strage (foto Attalmi)

Prato, 24 maggio 2019 - Ribaltone in Cassazione. I fratelli Giacomo e Massimo Pellegrini, imputati nel processo per il rogo della fabbrica Teresa Moda nel quale persero la vita sette operai cinesi nella notte del primo dicembre 2013, sono stati di fatto assolti dall’accusa di omicidio colposo.

La decisione della Cassazione mette la parola fine a tutta la vicenda: la precedente condanna pronunciata in Appello è stata annullata senza rinvio perché il fatto non sussiste. Il che significa che i due fratelli, proprietari del capannone che divenne la tomba dei sette operai cinesi, non saranno sottoposti ad altro processo.

LE IMMAGINI DEL ROGO 

IL SOPRALLUOGO DELLA POLIZIA-FOTO 

LE VITTIME

I due fratelli, amministratori dell’Immobiliare Mgf, proprietaria del capannone di via Toscana 63 in cui divampò l’incendio mortale, erano stati condannati in primo grado a sei anni e mezzo per omicidio colposo plurimo ed incendio colposo. Successivamente, in sede di Appello, la pena era stata ridotta a quattro anni per effetto dell’assoluzione dal reato di incendio colposo. Adesso l’attesa sentenza della Cassazione cancella definitivamente anche l’ultima accusa, chiudendo di fatto la strada alle possibili implicazioni a cui una sentenza opposta avrebbe potuto dare vita nella gestione dei capannoni pratesi, molti dei quali affittati ad imprenditori dagli occhi a mandorla. Le motivazioni della sentenza saranno a disposizione dei legali entro 60 giorni e saranno molto importanti per capire quale è stato il percorso che ha portato gli ermellini ad esprimersi in questo modo, escludendo responsabilità penali in capo ai proprietari dell’immobile finito al centro di una vicenda che fece esplodere in modo clamoroso il tema della gravi condizioni d’insicurezza in cui versavano (e in alcuni casi ancora versano) le confezioni a conduzione orientale. Il processo per il rogo esploso nella confezione «Teresa Moda» aveva visto finire alla sbarra anche altre tre persone a seguito del lavoro di indagine della procura pratese, affidato al sostituto procuratore Lorenzo Gestri. Si tratta delle sorelle Lin Youlan e Lin Youli, che avevano la gestione dell’azienda, per le quali la Corte di Cassazione lo scorso anno ha invece emesso una sentenza di condanna in via definitiva. In quel caso i giudici hanno confermato per entrambe le condanne emesse in Appello.

E così Lin Youlan deve scontare una condanna a 8 anni e 6 mesi per omicidio colposo plurimo, omissione dolosa di cautele contro disastri, favoreggiamento della immigrazione clandestina e incendio colposo. La sorella, Lin Youli è stata invece condannata a 6 anni e 10 mesi. Le due, però, hanno fatto le valigie e sono tornate in Cina già prima che la Corte di Cassazione si esprimesse, senza fare più ritorno in Italia. Per le due cittadine cinesi la procura generale ha quindi emesso un mandato di arresto internazionale chiedendo la loro estradizione. Ma le due sorelle hanno fatto perdere qualsiasi traccia. Da ricordare che in Cina il reato di omicidio colposo plurimo è ritenuto estinto nel momento in cui vengono risarciti i danni ai familiari delle vittime. E così era stato nel caso di via Toscana. Altro imputato nel processo era stato il marito di una delle sorelle, assolto in Appello dopo la condanna in primo grado a 6 anni e mezzo.

Sa.Be.