REDAZIONE PRATO

Tescaroli scrive al governo. Informati tre Ministeri. Scongiurare altre tragedie

Le risultanze delle indagini sul poligono pratese sono arrivate sui tavoli romani. L’obiettivo del procuratore: possono servire a mettere in sicurezza altre strutture.

Le risultanze delle indagini sul poligono pratese sono arrivate sui tavoli romani. L’obiettivo del procuratore: possono servire a mettere in sicurezza altre strutture.

Le risultanze delle indagini sul poligono pratese sono arrivate sui tavoli romani. L’obiettivo del procuratore: possono servire a mettere in sicurezza altre strutture.

La tragedia del poligono di Prato, costata la vita a due persone, esce dai confini provinciali per arrivare all’attenzione del governo. Le indagini portate avanti dalla procura guidata da Luca Tescaroli hanno evidenziato infatti numerose e gravi lacune nella gestione del poligono. Una per tutte: mancava l’agibilità, eppure la struttura era aperta e utilizzata per l’attività sportiva. Dalle indagini è poi emerso che non veniva effettuata correttamente la manutenzione ordinaria della linea da tiro da 50 metri. Tra le contestazioni mosse agli indagati anche di non aver seguito le normative per la tutela di lavoratori e utenti.

Il procuratore, proprio nell’ottica di scongiurare rischi futuri di eventi analoghi, ha voluto informare della risultanza delle indagini tre ministeri: il Ministero della Difesa, quello del Lavoro e delle Politiche sociali e quello dell’Interno. Un’iniziativa, quella di Tescaroli, nata nell’ottica dell’interesse collettivo: per tutelare chi frequenta questo tipo di strutture e anche chi vi lavora. Le risultanze dell’indagine pratese possono essere utili anche "ad affinare e migliorare le misure, i moduli e le attività da svolgere per la messa in sicurezza degli altri poligoni, diversi e più efficaci rispetto a quelli impiegati nel poligono di Prato". Possono essere utili, insomma, a scongiurare "ulteriori eventi drammatici".

Tra le altre cose, le indagini hanno evidenziato che la struttura mancava dell’agibilità. Eppure l’attività è andata avanti per molti anni. Com’è stato possibile?

Sul sito dell’Unione Italiana tiro a segno (Uits) si legge che l’autorizzazione (agibilità) all’esercizio del tiro viene concessa: dall’Uits tramite apposita Commissione per gli stand di tiro per aria compressa; dall’Ispettorato Infrastrutture Esercito che si avvale dei suoi comandi territoriali per gli stand di tiro a fuoco a cielo aperto (il caso pratese) e per quelli di tiro a fuoco in galleria. E che ogni impianto è dichiarato agibile per un determinato tipo di armi e relativo munizionamento. Nella seduta della Camera del 20 gennaio 2017 Davide Faraone, allora sottosegretario di Stato per la Salute, rispondendo a un’interpellanza sulla sicurezza nei poligoni (c’era da poco stata la tragedia del poligono di Portomaggiore, nel ferrarese, in cui morirono 3 persone), spiegava che l’attività istruttoria di verifica dei requisiti per il conseguimento dell’agibilità al tiro dei poligoni di prima categoria è svolta dalla Uits (Unione italiana tiro a segno), poi il Ministero della Difesa, "una volta acquisite le risultanze dell’attività svolta dalla Uits, si riserva la facoltà di svolgere qualsivoglia tipo di verifica prima del rilascio dell’agibilità".

Maristella Carbonin