Cinquant’anni e non sentirli, quelli del Museo del Tessuto di Prato. Sentire invece come potrebbe essere toccare gli scintillanti e sontuosi manufatti racchiusi nelle teche al piano terra del museo pratese, riavvolgere il nastro di una storia che si dipana lungo quattro secoli (dal Quattrocento al Settecento), restare abbagliati da pezzi rari come tessuti damascati broccati in oro e argento oppure da un raro ricamo del Settecento impreziosito con perle di corallo siciliano.
La mostra "Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti", curata da Daniela Degl’Innocenti (con la consulenza scientifica Roberta Orsi Landini, la massima studiosa italiana di tessuto e costume) potrebbe essere una buona idea per visitare Prato e il suo museo simbolo ospitato nell’ex fabbrica Campolmi nei giorni di festa. Un piccolo ‘antipasto’ dei lunghi festeggiamenti per il mezzo secolo del museo nato il 20 dicembre del 1975 dentro gli spazi dell’istituto Buzzi.
Se è vero che nessuno è profeta in patria, allora il collezionista fiorentino Giovanni Falletti ha scelto come casa per la sua eterogenea collezione il museo pratese in procinto di spegnere 50 candeline nel 2025: il generoso mecenate ha donato all’istituzione pratese una vasta produzione di manufatti tessili di pregio comprendente 2.000 oggetti preziosi tra cui 250 stampe giapponesi legate a nomi come Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Kuniyoshi, tessuti di manifatture europee, oltre 450 fra litografie, acqueforti, xilografie e stampe (Dürer, Van Leydem, Salvator Rosa, Piranesi, Max Klinger, Lorenzo Viani) e oltre un migliaio di oggetti fra cui ricami, fasce ornamentali, pannelli.
Il collezionista fiorentino rivendica di aver scelto Prato come casa per il suo vasto patrimonio: "Il Bargello avrebbe una bellissima collezione di tessuti ma si preferisce tenerli nelle ‘catacombe’. Del Museo del Tessuto ho sempre apprezzato le loro esposizioni per il livello di studio e approfondimento scientifico". Visitabile da domani fino al 21 dicembre 2025, "Tesori di seta" contiene delle ‘chicche’ come un raro ricamo di manifattura eseguito con perline di corallo degno della più raffinata arte decorativa siciliana del Settecento, secolo ricco di sperimentazione artistica che rappresenta il fulcro dell’esposizione allestita a piano terra.
Non a caso: attraverso una carrellata di tessuti storicamente definititi ‘bizarre’, ‘ dentelle’ o ‘revel’, sarà ricostruito il periodo de "La Grand Fabric" di Lione, all’epoca l’opificio tessile più ammirato dalle manifatture italiane. Spicca in mostra un tessuto damascato broccato filato in oro e argento che ha ispirato il manifesto della mostra.
"Tessuti pregiati per la rarità e per lo stato di conservazione: quello di Falletti è un collezionismo eclettico mosso dalla voglia di conoscere la storia dei popoli che hanno realizzato i manufatti", sottolinea la curatrice Degl’Innocenti. Prima tappa di questo viaggio, il Quattrocento, all’epoca dell’opulenza dei Medici: i velluti rappresentano l’eccellenza dei maggiori centri manifatturieri italiani. In una teca esposta sembra di rivedere dei quadri del Pollaiolo, del Verrocchio e del Ghirlandaio, "capolavori che si avvicinano alla pittura perché restituiscono in chiave tessile composizioni che nascono pittoriche", per dirla con le parole della curatrice.
Info: www.museodeltessuto.it
Maria Lardara