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Tessile, consegne in ritardo già di 15 giorni "Ora che c’è il lavoro mancano le materie"

Aumentano gli ordini ma il distretto non ce la fa: i materiali arrivano (dalla Cina) con il contagocce. E le aziende sono sempre meno

PRATO

I prezzi record delle materie prime hanno fatto lievitare il costo industriale delle produzioni ai livelli più alti, mentre le interruzioni della catena di approvvigionamento causate dagli arretrati di spedizione e dalla carenza di energia hanno frenato la produzione in fabbrica. In sintesi è quanto sta accadendo all’interno del distretto alle prese con tanti ordini come non si vedeva da decenni, complice la frenata del settore manifatturiero cinese piegato dalla pesanti restrizioni adottate dal governo per contenere la diffusione del Covid. La produzione industriale e il totale dei nuovi ordini hanno raggiunto il livello più basso da febbraio 2020 (quando la più grande economia mondiale era stata colpita dal primo focolaio della pandemia) in favore dell’Europa e di conseguenza del distretto pratese.

Ma è un cane che si morde la coda. Prato per produrre acquisita la gran parte delle materie prime dalla Cina (lana, cotone, lino) e ha bisogno di forza lavoro per spingere al massimo i telai decimati dalla crisi dell’ultimo ventennio che hanno ridotto ad appena 1800 le aziende conto terzi attive nel distretto. Il risultato è scontato: adesso che il lavoro c’è mancano materie prime e aziende. "Ce lo siamo raccontati una vita che quando sarebbe ripreso il lavoro non avremo avuto più tessiture per fare pezze. Eccoci al dunque", commenta Riccardo Matteini del Gruppo Colle. "Ci sono problemi di approvvigionamento dei materiali, abbiamo problemi a gestire costi energetici andati fuori controllo, mentre le lavorazioni sono ridotte all’osso". Il risultato? Gli ordini accumulano ritardi lungo tutta la filiera e di conseguenza le consegne sono già slittate di tre settimane. Non c’è da stare allegri. Le collezioni hanno tempi dettati dalle stagioni e quindi tempistiche rigide per arrivare in tempo a rifornire gli scaffali dei negozi. Le filature pur lavorando a pieno ritmo non riescono a soddisfare la domanda: i materiali grezzi che provengono dalla Cina impiegano tempi biblici per arrivare. Le navi sono poche, vengono caricate al massimo e viaggiano a velocità ridotte per consumare meno carburante. Le tessiture rimaste invece sono troppo poche per rispondere al surplus di ordini arrivato con il post pandemia e con la frenata cinese.

"I grandi marchi adesso si rivolgono all’Europa, ma le materie prime che utilizziamo passano per la stragrande maggioranza dei casi dalla Cina e quindi i tempi sono inevitabilmente dilatati senza contare che tessiture si sono decimate negli anni", dice Andrea Borelli della Tessitura Italia. "I committenti erano abituati ad avere la merce in 4-5 settimane, mentre adesso siamo già a 7-8". Fare scorta per non trovarsi a corto di materiali: è una delle soluzioni possibili per gestire una situazione così complessa sul versante delle commodities, ma le aziende pratesi con grandi magazzini sono come mosche bianche.

La politica degli ultimi anni è stata puntata sull’alleggerimento delle scorte, pochi materiali stoccati significano meno costi in favore di un’economia just in time che si sta rivelando un boomerang. "Acquistiamo grandi quantitativi di lana con grande anticipo e questo ci ha in parte salvato dalla carenza di materie prime e dalla difficoltà di approvvigionamento", conferma Francesco Ricceri del Lanificio Ricceri. "Semmai il problema vero è rappresentato dai costi di gas e elettricità: da 38.000 di marzo 2021 quest’anno, nello stesso periodo, abbiamo pagato 200.000 euro e 117.000 ad aprile. È evidente che questo a cascata si riverserà sui guadagni".

Silvia Bini