Sara Bessi
Cronaca

Il distretto tessile in affanno. Troppe incertezze, chiusure più lunghe con l’incubo “cassa”

Si vive una situazione di stallo sui mercati dopo la frenata di inizio anno. Fiato sospeso per la ripartenza: gli ammortizzatori sono dietro l’angolo

Uno stand di un’azienda tessile (foto di repertorio)

Uno stand di un’azienda tessile (foto di repertorio)

Prato, 14 agosto 2024 – Almeno tre settimane e c’è chi ha deciso di allungare anche di più il periodo di chiusura perché il lavoro non tira. Il distretto è in affanno e l’autunno si annuncia in lenta ripresa, diversa rispetto a quella auspicata per la seconda metà dell’anno. Una situazione di stallo o “sospesa” quella della produzione tessile per il settore moda e abbigliamento, come la definisce Roberto Rosati della Fortex. Uno stop della produzione indotto da un mercato che stenta come non mai a riprendere quota e a decollare verso una ripresa, che al momento appare un miraggio.

E su questi caldi giorni agostani gravano le molte richieste di cassa integrazione già presentate per settembre ed ottobre.

Un segnale che gli stessi sindacati confederali confermano. Secondo il report della cassa integrazione nella provincia di Prato realizzato dal Pin per Comune e Cogefis, l’unica tipologia di CiG autorizzata nel primi tre mesi del 2024 è quella ordinaria (che sale a 438.653 ore, 136,2% in più rispetto all’anno precedente). Quest’ultima è cresciuta nei primi due mesi dell’anno. A marzo si assiste ad una riduzione rispetto allo stesso mese del 2023. Anche le ore riconducibili ai Fondi di solidarietà nel corso del 2024 (pari 8 26.171 ore) mostrano un ingente incremento rispetto all’anno precedente: la crescita è stata del 93,7%. La frenata della produzione emerge dai dati del Centro Studi di Confindustria Toscana Nord: nel secondo semestre si registra un -7,9% di produzione tessile rispetto allo stesso periodo del 2023, un -24,2% per l’abbigliamento-maglieria e un -12,3% nella meccanica e meccanotessile. Calo anche delle esportazioni nel primo trimestre dell’anno pari a -1,93%. La ripresa post covid con un 2022 performante è stata ’drogata’ dalla corsa all’ovestocking dei clienti. Ma non va dimenticato che le incertezze geopolitiche, i costi alle stelle delle materie prime e dei trasporti e non ultima la mazzata dell’alluvione del novembre scorso hanno pesato fortemente sulla produzione tessile. “Forse è prevedibile un rimbalzo a gennaio”, auspica Rosati. “La ripresa si farà attendere – prevede Moreno Vignolini, presidente nazionale della Federazione Moda di Confartigianato – il 2025 sarà migliore del 2024, ma non sarà esaltante. Abbiamo qualche piccolo sentore che il pronto moda si sia mosso, ma più di ripresa parlerei di un fulmine a ciel sereno”. La crisi del tessile è arrivata anche al Ministero del Made in Italy con il tavolo della Moda, che non ha pienamente soddisfatto le aspettative pratesi. Un tavolo rimandato a settembre per ulteriori approfondimenti con l’ascolto delle esigenze dei territori.