![Nicola Sciclone, direttore Irpet, e il governatore. Eugenio Giani Nicola Sciclone, direttore Irpet, e il governatore. Eugenio Giani](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/MzgzMThhY2MtMGVlNC00/1/tessile-prato-soffre-export-a-picco-17-ma-loccupazione-sale.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Nicola Sciclone, direttore Irpet, e il governatore. Eugenio Giani
Prato soffre con le altre capitali toscane della moda. Il rapporto 2024 dell’Irpet sull’economia regionale ha un focus specifico sulle difficoltà del manifatturiero legate al tessile, alla pelletteria, al calzaturiero. I prodotti più colpiti sono quelli delle filiere degli articoli in pelle e delle calzature. La flessione iniziale dell’export, d’altra parte, è coincisa con una contrazione della produzione globale di questi prodotti, in particolare quelli di alta gamma. La flessione si è concentrata sul territorio fiorentino, ma subito si è allargata alle produzioni tessili del distretto pratese e delle calzature delle province di Pisa e Pistoia, le cui fragilità sono di più lunga durata. Secondo l’Irpet, gli andamenti dei capi di abbigliamento legati al pronto moda cinese e quelli della concia dell’area di Santa Croce sull’Arno hanno invece nel tempo contenuto le perdite e sono tornati in territorio positivo tra secondo e terzo trimestre 2024. Relativamente immune dalla crisi, infine, il territorio di Arezzo, le cui esportazioni sono cresciute nel periodo, almeno per quanto attiene ai capi di abbigliamento e alle calzature. Dando un’occhiata ai dati dell’export pratese i prodotti tessili hanno fatto registrare dal secondo trimestre 2023 al terzo 2024 una variazione pari al -17,9%; -1,9% invece la variazione sui capi d’abbigliamento che, partendo dal -5,2% del II trimestre 2023, sulla fine del 2024 hanno fatto segnare rispettivamente 5,3% (II 2024) e 2,4 (III 2024).
Una tendenza questa che ha avuto risultati positivi sull’occupazione, visto che sul fronte dei prodotti tessili il saldo finale tra assunti e licenziati è in pareggio, mentre sui capi di abbigliamento si è avuto un lusinghiero +9%. In generale il dato toscano del pil ha il segno più, anche se non mancano incertezze che ne frenano la crescita. Il quadro emerso dal rapporto Irpet, presentato ieri in Regione alla presenza del direttore dell’istituto, Nicola Sciclone e del presidente della Regione, Eugenio Giani non nasconde timori sul futuro: dai conflitti in corso all’ipotesi dell’imposizione dei nuovi dazi dagli Stati Uniti, c’è la percezione che il rimbalzo post pandemico possa dirsi esalurito. La crisi del comparto della moda, bilancia in negativo le buone performance del turismo (ma solo quello di lusso e quello mordi e fuggi), costruzioni, agricoltura. "Le variabili internazionali pesano – ha detto il direttore Irpet, Nicola Sciclone - chiudiamo il 2024 con una variazione di pil dello 0,6%, questo per il venir meno del bonus per le ristrutturazioni edilizie e il calo degli investimenti in macchinari per l’incertezza del quadro internazionale". Le stime Irpet indicano per la Toscana un Pil ancora in aumento per il 2025 (+0,8) grazie alla spinta dei progetti PNRR e dal recupero di consumi e investimenti privati. Ma una volta esauriti questi la crescita potrà restare positiva soltanto con un aumento strutturale della produttività. Soddisfatto a metà il presidente Giani: "Purtroppo – ha detto – la congiuntura internazionale incide in modo negativo soprattutto sulla manifattura, con la moda come settore maggiormente penalizzato. Ma ci sono anche elementi che fanno ben sperare. La crescita dell’occupazione è la dimostrazione di una regione che riesce ancora a garantire lavoro in misura adeguata".
Fabrizio Morviducci