Prato, 31 gennaio 2025 – Traboccano i ricordi nell’addio ad Andrea Toccafondi per il quale scherzosamente avevo proposto un monumento al posto del Datini perché il Datini dell’era moderna era lui. “I monumenti si fanno ai defunti.... Nel calcio ho fatto quant’era possibile per le mie tasche e nella logistica ho esportato il desiderio d’impresa dei pratesi, ma a me non è mai piaciuto pubblicizzare un’attività fatta non per esibirla ma per adoprarla. Si gusta doppiamente la felicità faticata, non quella declamata”.
Il ricordo del figlio Paolo Toccafondi
E’ sulla stessa lunghezza d’onda anche il figlio Paolo, che dal padre ha ereditato carattere, e intraprendenza: “Abbiamo combattuto insieme mille battaglie. Da lui ho imparato tutto, discutendo tutto perché eravamo in qualche caso poli uguali e contrari, ma saldi sui principi di fedeltà alla parola data, il coraggio dei comportamenti, gli equilibri economici che ci hanno consentito un’esperienza dignitosa in mezzo a un calcio schizofrenico e sussultorio”.
Riflessioni di Massimo Taiti
Massimo Taiti, delegato provinciale del Coni e vicepresidente toscano Figc: “Andrea, che conoscevo da tempo frequentando insieme il Circolo Arci di piazza della Pietà, mi portò subito con sé in Ac Prato affidandomi l’organizzazione dei Prato Club. Quando Ac Prato 1908 si trasformò in Spa, insieme a Riccardo Santini, Alvaro Nesi e altri, entrai nel Consiglio di amministrazione e ci sono rimasto si può dire per sempre, tornando poi vicino a Paolo quando questi subentrò ad Andrea, il mio mentore sportivo, a cui rimarrò per sempre legato da stima e di amicizia indissolubili. Paolo ne ha ereditato le cose migliori con la sua stessa naturalezza e genuinità”.
La Prato Calcio di allora era una famiglia dove Alvaro Nesi e Riccardo Santini, i due vicepresidenti “capifamiglia”, vissero con Andrea e altri giorni felici e complicati, per un calcio che diventava per taluni l’erba voglio che non cresce più nemmeno nel giardino di Boboli.
Il sostegno della famiglia
A metabolizzare il tutto, l’affetto dei figli, dei nipoti e di Luciana, affezionatissima e forte. “E’ stato frenetico e coinvolgente in tutto - ha detto - con un periodo finale dolcissimo anche nel male che lo affliggeva e che lo induceva a un afflato comune, lui che aveva voluto fare sempre di testa sua. Ci siamo voluti bene nella triste e nella lieta ventura”. A salutarlo domani alle 16 nella chiesa di S. Maria della Pietà, la Prato che gli è stata vicina con le rappresentanze anche dell’Ac Prato e quelli che solo tardivamente hanno scoperto lo spessore di un personaggio con la “P” maiuscola.
Roberto Baldi