ROBERTO BALDI
Cronaca

Toccafondi: visto che mantengo la parola? "Ho lasciato il Prato alla prima persona seria"

L’ormai ex presidente parla per la prima volta dopo la cessione della società. E a 50 anni si prepara a discutere la tesi in giurisprudenza

di Roberto Baldi

Non pensava a lui Hans Fallada quando scrisse "E adesso pover’uomo", il libro delle peripezie dopo i fulgori della vita. Paolo Toccafondi ha l’aria anzi di chi si è levato un mattone dallo stomaco dopo 42 anni a fianco del padre Andrea (una scuola inimitabile di vita) prima come raccattapalle, poi come calciatore, infine come presidente nel mondo delle sane pedate. Ne ha tirati e ne ha presi di calci. Eccome.

"Non pensava a me Hansa Fallada- mi dice Paolo a cuore aperto con la lealtà che gli è connaturata - perché recupero me stesso senza ambasce, apprestandomi addirittura a discutere in luglio una tesi in giurisprudenza a 50 anni a coronamento di un passato universitario abbandonato per essermi tuffato in un paradiso ammaliante dove devi correre sempre in corsia di sorpasso".

La tesi sarà sull’immigrazione clandestina, il presunto reato contestato ?

"Boccaccia mia statti zitta. Con tutto il rispetto per la giustizia, io cercherò di far valere le mie ragioni: la vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia".

Nessun rimpianto per il Prato che fu?

"Mio padre mi ha insegnato a guardare avanti, evitando di piangersi addosso senza essere la sera leoni e la mattina coglioni".

Ti hanno visto in questi giorni correre sulla pista ciclabile lungo il fiume.

"Dal Lungobisenzio, lo stadio dei desideri che stavamo per prendere in gestione, a lungo il Bisenzio da uomo finalmente libero senza dover rispondere di nulla a nessuno ed anzi con la fierezza di esser stato una persona di parola".

Hai mollato senza preavvisi proprio quando erano state avviate trattative con il sindaco Biffoni per la gestione dello stadio e informasti il tuo vicepresidente la mattina stessa della firma, mentre era a farsi i capelli da Orazio e Urbano, i re dei parrucchieri e dei tifosi biancazzurri.

"Ho capito che era finito un ciclo. Anche a mio padre ho parlato solo la sera prima di andare dal notaio per non intralciare la delicata trattativa. Avrò sempre un occhio di riguardo per il Prato, pur non potendo assistere all’ultima partita perché richiamato a Bergamo per il vaccino anti Covid".

La scelta di Commini dettata da che cosa?

"Dalla coerenza alla parola data. Avevo sempre detto che avrei lasciato il Prato a zero euro a chi avesse ottemperato alle promesse verbali. Qualcuno aveva ritenuto che si trattasse di parole al vento, ma al primo acquirente che ha mostrato di non dare aria alla bocca ho detto sì con gratitudine".

Alcuni tifosi non intoneranno più allo stadio ’che si vinca o che si perda Toccafondi è una m…’. Qualcuno ha stappato bottiglie di champagne alla notizia del tuo abbandono.

"Era un simpatico refrain del tifoso che vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Bevo anch’io alla salute di tutti, imitando il nostro Sem Benelli della cena delle beffe con il suo ’chi non beve con noi peste lo colga’.

Un augurio per Commini.

"Alla maniera pratese: sta’ bene e icché ti manca compratelo".