REDAZIONE PRATO

Tragedia nel carcere di Prato, detenuto si suicida inalando il gas di un fornellino

Purtroppo l'intervento tempestivo del personale di polizia penitenziaria e del personale di sanitario in soccorso non è servito a scongiurare la morte avvenuta con l'arrivo dell'ambulanza e dell'auto medica inviata dal 118. La denuncia della Uil: sovraffollamento e personale insufficiente

Un'immagine dell'esterno del carcere di Prato

Un'immagine dell'esterno del carcere di Prato

Prato, 14 febbraio 2025 – Suicidio questo pomeriggio, 14 febbraio, nel carcere della Dogaia a Prato. Un detenuto del 1993 si è tolto la vita inalando il gas di un fornellino che aveva in cella. Sul posto per i rilievi squadra mobile e scientifica, la procura ha disposto l'autopsia.

Secondo quanto riferito dalla Uil Pa polizia penitenziaria la vittima è un detenuto di origine nordafricana, poco più che ventenne, ancora in attesa di processo per reati di droga ed altro. «Si ricomincia la conta dei suicidi all interno della casa circondariale di Prato - commenta il segretario regionale Eleuterio Grieco -. Il suicidio sembrerebbe avvenuto attraverso l'inalazione di gas delle bombolette in uso alla popolazione detenuta per riscaldare gli alimenti. Purtroppo l'intervento tempestivo del personale di polizia penitenziaria e del personale di sanitario in soccorso non è servito a scongiurare la morte avvenuta con l'arrivo dell'ambulanza e dell'auto medica inviata dal locale 118». Grieco ricorda come il carcere di Prato conti oggi oltre 630 detenuti con una capienza stimata a 480. «Con il personale insufficiente, con un comandante in missione non effettivo ed un direttore reggente; la carenza dei sottufficiali, figure chiavi nella gestione dell istituto, sono circa del 70%». «Proprio oggi - aggiunge - come segretario generale regionale della Uil Pa polizia penitenziaria ho ribadito al provveditore della Regione Toscana chiarimenti e un urgente incontro sulla situazione della carceri di Prato, Firenze Sollicciano e Livorno istituiti di primo livello superiore con grossissime criticità dove l'amministrazione regionale continua a non ascoltare il nostro grido di allarme. I vertici dell'amministrazione penitenziaria regionale - conclude - sono distanti dai problemi e dai bisogni reali del personale costretti a lavorare fuori dal rispetto delle normative contrattuali e di sicurezza sui luoghi di lavoro».