Laura Natoli
Cronaca

«Tribunale ai minimi storici»

L'allarme del presidente Pisano: «Personale amministrativo ridotto del 33%, siamo stati costretti a ridurre gli orari delle cancellerie»

Il presidente del tribunale di Prato, Nicola Pisano presidente del tribunale nicola pisano

Prato, 17 marzo 2015 - "Il tribunale di Prato è un pugile suonato all’angolo". Usa termini forti il presidente del Tribunale, Nicola Pisano, per descrivere la situazione del palazzo di Giustizia di Prato ridotto oramai ai minimi termini dopo l’uscita, tra fine 2014 e inizio 2015, di ben dieci unità del personale amministrativo. Un ritornello, quello della carenza di personale, che va avanti da anni e che spesso è stato sollevato dai predecessori di Pisano ma che ora rischia di portare al collasso le cancellerie tanto da dover arrivare alla riduzione degli orari. Provvedimento che ha mandato su tutte le furie gran parte degli avvocati pratesi. «Lavoriamo con il 33% del personale amministrativo in meno – ha spiegato Pisano –. Inutile dire che la situazione è insostenibile, a questo punto che venga chiuso il tribunale. Mandiamo tutto a Firenze, così si congestionerà là». Una provocazione forte quella di Pisano che serve, però, a descrivere una situazione sull’orlo del collasso. L’organico del tribunale di Prato conta 64 amministrativi e 20 giudici, ma a oggi i primi sono a quota 43 unità e i secondi a 16 con una «scoperto» del 33% senza nessun concorso in vista. Una situazione che era già stata denunciata da Pisano nel giorno del suo insediamento a Prato e a cui il neo presidente aveva subito fatto seguire la richiesta al Ministero della Giustizia di 7-8 cancellieri e due giudici.

«I giudici sono in arrivo, uno è di prima nomina, – aggiunge – Di cancellieri, invece, ce ne sono stati sfilati sotto il naso dieci, tra mobilità e pensionamenti. In cambio ci è stato assegnato un dirigente cancelliere che non risolve le pratiche di tutti i giorni. A Firenze ne sono stati dati 23 con l’interpello di mobilità. Se la graduatoria scorrerà ancora abbiamo calcolato che lo scoperto arriverà al 45%, in altri termini al collasso totale del palazzo di giustizia. Una situazione che ha portato a una caduta di morale rendendo il personale estremamente stressato, come più volte sottolineato dai sindacati». Di fronte a un quadro simile, si scopre che «c’è una nostra cancelliera che dal 2007 è distaccata all’ufficio stampa del Ministero del Lavoro, ma resta nel nostro organico. Un fantasma di cui non possiamo chiedere la sostituzione», ironizza il presidente. I numeri sono imponenti. Pisano snocciola dati: 5mila sono i procedimenti pendenti dal giudice monocratico (il doppio di realtà analoghe), quattro i procedimenti che in media ogni giorno cadono in prescrizione, 11.500 le iscrizioni all’anno nel registro degli indagati da parte della Procura solo di persone note. Due soli sono i gip e, talvolta, è difficile reperire tre giudici per poter formare il collegio.

Tutto questo a fronte di una città che nelle classifiche nazionali appare come la prima per numero di rapine rispetto alla popolazione. «I reati non si abbattono inasprendo le pene – spiega Pisano – ma con la certezza di una pena che arriverà in tempi ragionevoli rendendo più efficiente la macchina della giustizia. L’abbattimento dell’aspettativa crea impunità». «Il Comune dovrebbe interessarsi del tribunale – aggiunge Lamberto Galletti, presidente degli ordini degli avvocati – Perdere il palazzo di giustizia degraderebbe la città stessa».