Laura Natoli
Cronaca

Tribunale di Prato, il punto di non ritorno. “Cerchiamo sedi alternative”

Amianto: fra 3 giorni il verdetto. L’assemblea convocata dall’Anm sui gravi problemi strutturali del palazzo di giustizia. Il procuratore spiega che si stanno valutando altri immobili in cui poter trasferire gli uffici

La discarica all’esterno del tribunale: è cominciata la rimozione

La discarica all’esterno del tribunale: è cominciata la rimozione

Prato, 29 novembre 2024 – “Stiamo valutando sedi alternative. Ci sono già stati alcuni incontri istituzionali e sono anche state individuate alcune alternative”. Lo ha spiegato il procuratore Luca Tescaroli ieri pomeriggio durante l’assemblea pubblica convocata dalla sezione pratese dell’Anm come azione di protesta contro i disservizi e i problemi che affliggono da anni il tribunale. C’erano quasi tutti. Gli avvocati (Ordine e le due Camere), i magistrati, il procuratore generale presso la Corte di Appello Ettore Squillace Greco, l’ex presidente del tribunale Francesco Gratteri, oltre ovviamente alla facente funzione Lucia Schiaretti, molti dipendenti del palazzo, l’assessore Marco Sapia in rappresentanza del Comune (proprietario dell’immobile che cade a pezzi).

“Purtroppo noto che non c’è nessun rappresentante del Ministero o del provveditorato opere pubbliche – ha detto il presidente dell’Ordine degli Avvocati Marco Barone – Dieci anni fa ci siamo riuniti sempre in questa aula in un’assemblea del tutto simile convocata dall’Ordine degli Avvocati dicendo le stesse cose. In questo tempo la situazione si è aggravata. E dal provveditorato abbiamo avuto solo dichiarazioni di intenti e un elenco di costi mostruosi”.

L’assemblea di ieri si è concentrata solo sui problemi strutturali del palazzo, tornati alla ribalta dopo il corto circuito della scorsa settimana che ha mostrato l’incapacità della struttura a far fronte a guasti imprevisti (“c’è stato un topo ma ce ne sarà un altro”, ha detto il presidente della sezione pratese dell’Anm, Francesco Santarelli) e dopo la scoperta della presenza di fili di amianto nelle giunture delle tubature del riscaldamento. Due problemi seri che hanno spinto il procuratore, in accordo con la facente funzione Lucia Schiaretti, ad aprire un fascicolo per la violazione del testo unico sulla sicurezza sul lavoro.

Un fascicolo senza indagati ma che chiama in causa direttamente il datore di lavoro, in questo caso lo stesso procuratore, il presidente del tribunale ma anche il Comune in quanto proprietario dell’immobile e il Ministero della Giustizia. La responsabilità penale, in questo caso, viene meno perché c’è stata la segnalazione.

“Abbiamo agito come si fa di solito di fronte a fatti penalmente rilevanti – ha detto Tescaroli – Stiamo svolgendo un sopralluogo analitico di tutto il palazzo (che non ha mai ottenuto la certificazione dell’antincendio, ndr). Ho partecipato personalmente con il rappresentante del Ministero, l’Asl, il provveditorato e un ingegnere che è stato incaricato dalla procura. Sarà stilata una scala di priorità degli interventi che devono essere effettuare e sulla base di questo agiremo nell’ambito della conferenza permanente dei servizi. Bisogna muoversi con spirito costruttivo. Per il momento si segnala la disponibilità, almeno a parole, da parte del ministero. Sono stati stanziati 10 milioni di euro per gli interventi e il provveditorato dovrà decidere come usarli. Certo è che da quando la competenza è passata dai Comuni al Ministero, nel 2015, poco è cambiato. E’ dal 2015 che il provveditorato si è impegnato a conferire un incarico di progettazione. Sono passati nove anni e ancora l’incarico non c’è. Ci è stato risposto che lo avrebbero comunicato il 12 dicembre prossimo”.

Un lungo capitolo è stato dedicato anche alla questione dell’amianto. La notte scorsa sono stati eseguiti i test sui termosifoni che sono stati accesi. La risposta se c’è la reazione alla polverizzazione si saprà fra tre giorni. I tecnici hanno rassicurato spiegando che non dovrebbe esserci la polverizzazione e la dispersione nell’aria ma solo i test potranno dare la conferma. Chiaramente nel caso in cui dovesse essere riscontrata la polverizzazione il palazzo dovrà essere chiuso. In caso contrario la conferenza permanente dei servizi dovrà valutare, con un esperto, come rimuovere i fili di amianto. Una grana dietro l’altra che costa un occhio della testa di manutenzione che non risolve i problemi alla base. Un palazzo costruito 37 anni fa ma che già 20 anni fa dava gli stessi problemi. E le cose non vanno mai a migliorare.