LAURA NATOLI
Cronaca

Truffa bonus facciate, le ditte “apri e chiudi” usate per far sparire fiumi di denaro

Prato, i soldi delle truffe venivano cambiati in città e poi inviati in conti all’estero. Il sospetto delle banche clandestine

La Finanza ha eseguito le misure cautelari ai domiciliari

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Prato, 15 maggio 2024 – Gli affari sporchi si gestiscono a Prato. E soprattutto i soldi si riciclano a Prato. Inutile meravigliarsi quando nelle classifiche nazionali sulla qualità della vita e sulla criminalità, la città balza ai primi posti per reati collegati proprio al riciclaggio. L’ultima dimostrazione arriva dall’inchiesta della procura di Prato, e grazie alle indagini della Guardia di finanza di Cesena, sulla maxi truffa dei bonus facciate. I protagonisti delle truffe sono tutti di fuori regione, le truffe stesse sono state architettate e portate a termine in regioni che nulla hanno a che fare con Prato o la Toscana. E allora perché Prato? Perché è il posto giusto dove far sparire i soldi "sporchi", grazie alla connivenza con i cittadini di origine orientale. Fra i tanti luoghi dove l’imprenditore foggiano, Alfredo Tenace insieme ai suoi fidi collaboratori, poteva rivolgersi è finito chiaramente a Prato. Quale sia stato il collegamento fra l’imprenditore e i cinesi non è ben chiaro – saranno le indagini a spiegarlo – fatto sta che per intascare e ripulire i soldi dei bonus per lavori mai fatti, Tenace è venuto a Prato dove si è servito delle famigerate ditte "apri e chiudi" intestate a prestanome cinesi (tutti scomparsi nel frattempo) per buttare i soldi intascati e farseli "cambiare" in contanti grazie a un giro di fatture fasulle e operazioni inesistenti. I cinesi, a loro volta, trattenevano una percentuale (come farebbe una banca normale) sulla somma e poi rigiravano i soldi in conti all’esterno facendoli definitivamente sparire agli occhi del fisco e dei controlli. Verifiche che scattano dopo un paio di anni da quando la ditta ha aperto. Peccato, che in due anni la stessa ditta ha già chiuso i battenti e gli intestatari se la sono data a gambe, sparendo nel nulla. Un meccanismo che, negli anni, è stato definito con il nome poco gratificante di "sistema Prato", venuto alla luce più volte ma mai stroncato del tutto.

Il sospetto che ci siano posti che si comportano da vere e proprie banche clandestine, gestite da orientali, capaci di smuovere fiumi di denaro, prende sempre più campo. Qualche anno fa è stata fatta un’indagine per capire se esista a Prato una o più filiali di una banca cinese clandestina. Indagini che, però, hanno portato a un nulla di fatto. Almeno per ora.

L.N.