Nulla di fatto per il tenente colonnello dei carabinieri Sergio Turini. Il tribunale di Firenze ha rigettato nuovamente la richiesta di revoca degli arresti domiciliari (con braccialetto elettronico) a cui è sottoposto dal giugno scorso dopo aver passato una decina di giorni in carcere con la pesante accusa di corruzione. Il legale di Turini, Giovanni Renna, aveva presentato la richiesta dopo che la procura di Firenze – competente sul fascicolo – ha disposto il giudizio immediato. Diversa invece la decisione per gli altri due imputati: Riccardo Matteini Bresci, imprenditore ed ex ad del Gruppo Colle (si è dimesso a fine settembre), difeso da Pier Matteo Lucibello, è tornato libero con il solo obbligo di dover restare nel comune di Prato. Stessa sorte è toccata all’investigatore privato di Torino, Roberto Moretti, difeso da Alberto Rocca e Flavio Campagna: i domiciliari sono stati revocati con il solo obbligo di restare all’interno del comune di residenza. La decisione è stata presa con il parere negativo della procura che si era opposta alla revoca della misura per tutti gli indagati.
Adesso si dovrà attendere il 9 dicembre quando si aprirà il processo al tribunale di Prato, competente territorialmente in quanto i reati si sarebbero consumati tutti qui.
Gli imputati hanno comunque quindici giorni di tempo per poter chiedere di accedere a riti alternativi come un abbreviato o un patteggiamento.
Turini ha la posizione più complessa in quanto deve rispondere non solo di corruzione e tentata concussione (come Matteini Bresci) ma anche di accesso abusivo alla banca dati delle forze dell’ordine, rivelazione di atti segreti e peculato per l’uso privato della macchina di servizio. Moretti ha la sola corruzione per aver ricevuto – secondo l’accusa – da Turini informazioni su alcuni casi che stava seguendo come investigatore. La corruzione sarebbe consistita in tre bottiglie di vino pregiato, per la procura, due per la difesa. Per quanto riguarda Matteini Bresci la corruzione si sarebbe materializzata con un viaggio negli Stati Uniti pagato al figlio del carabiniere e l’interessamento dell’imprenditore con alcuni politici locali per evitare il trasferimento del militare.
Turini fu arresto e messo in carcere il 30 maggio su disposizione del gip di Firenze. Matteini e Moretti invece furono messi agli arresti domiciliari: solo ieri sono potuti uscire. Turini fece Riesame e la misura in carcere fu sostituita con i domiciliari e il braccialetto elettronico. Ieri è arrivato il nuovo stop a un ulteriore alleggerimento della misura.
Laura Natoli