Lo ha ucciso con un corpo contundente al culmine di una violenta lite, scoppiata forse per motivi legati alla droga. Poi ha occultato il cadavere, trasportandolo (non è ben chiaro in che modo) in uno stabile abbandonato all’inizio di via San Paolo dove lo ha spogliato e ha tentato di dargli fuoco per disfarsene. E’ l’agghiacciante storia che sta dietro al ritrovamento di quel poco che resta di Said Jaador, marocchino di 36 anni, regolare in Italia, scomparso il 18 aprile scorso, il cui cadavere è stato ritrovato dalla squadra mobile, diretta da Alessandro Gallo, martedì all’interno dello stabile che dista cento metri da Porta Leone, in contemporanea con il maxi blitz organizzato dalla polizia in un altro stabile diventato rifugio di tossici e sbandati nella stessa zona. Per l’omicidio di Said Jaador, nella notte fra martedì e mercoledì, è stato fermato un altro marocchino, 50 anni, coinquilino della vittima in un appartamento dato in subaffitto nella stessa zona dove è stato trovato il cadavere.
La polizia è arrivata allo stabile di via San Paolo al termine di una complessa attività di indagine fatta di intercettazioni, tabulati telefonici e celle telefoniche, informatori e testimoni più o meno diretti dell’omicidio.
A mettere in moto le indagini per la scomparsa di Said era stata l’ex moglie che aveva presentato denuncia e si era rivolta alla trasmissione di Rai 3 "Chi l’ha visto" per chiedere aiuto. La donna aveva raccontato di non avere più notizie dell’ex marito da qualche giorno e che neppure i parenti in Marocco lo avevano più sentito dal 18 aprile. "E’ una brava persona – aveva detto la donna in lacrime alle telecamere di Chi l’ha visto –, non so se gli hanno fatto del male. Chiedo, per favore, agli amici se sanno dove è, perché loro lo sanno che cosa è successo". La donna aveva anche raccontato di aver ricevuto le foto di alcuni luoghi di Prato, immobili abbandonati e campi incolti inviate da qualcuno che probabilmente voleva sviare le indagini.
Dal 21 aprile la polizia si è messa sulle tracce di Said, che per gli amici era "Samuele", procedendo per scomparsa di persona. Man mano che le indagini sono andate avanti, però, i sospetti si sono concentrati sul marocchino, irregolare e con svariati precedenti, coinquilino della vittima e su un altro uomo, indagato a piede libero, che avrebbe inviato quelle foto alla ex moglie in modo da confondere le acque. La certezza di quanto accaduto è arrivata solo martedì quando la polizia ha ritrovato all’interno dell’immobile abbandonato di via San Paolo il corpo mezzo carbonizzato di un uomo che poteva corrispondere alla descrizione di Said: stessa corporatura, età che poteva coincidere e soprattutto i vistosi tatuaggi che il marocchino aveva su tutto il corpo.
E’ stato fin da subito chiaro che si trattava della persona scomparsa anche se per la certezza assoluta si dovrà attendere l’esame del dna. Il cadavere presentava delle ferite lacero contuse, compatibili con una colluttazione o con un’aggressione avvenuta di sicuro con un corpo contundente. In via San Paolo è arrivata la Scientifica per i rilievi e l’immobile è stato posto sotto sequestro. La polizia aveva già stretto il cerchio sul cinquantenne, coinquilino della vittima, che è stato fermato poco dopo e portato in Questura.
Il marocchino è stato interrogato per tutta la notte alla presenza del pm di turno La Placa e alla fine è stato sottoposto a fermo in attesa della convalida di fronte al gip. E’ stato portato alla Dogaia. Nel frattempo, il pm ha disposto l’autopsia per chiarire le cause del decesso di Said.
Con tutta probabilità l’uomo è stato ucciso lo stesso giorno della scomparsa, il 18 aprile. Secondo quanto ricostruito, è possibile che quel giorno i due abbiano avuto un violento litigio, forse per motivi legati alla droga. La situazione deve essere sfuggita di mano tanto che il cinquantenne avrebbe aggredito il connazionale picchiandolo in diverse parti del corpo fino ad ucciderlo. Non è chiaro dove sia avvenuta la colluttazione, forse all’interno dell’appartamento che i due dividevano in sub affitto e che dista cento metri dallo stabile abbandonato dove è stato trovato il corpo. Il cinquantenne avrebbe trasportato il cadavere nello stabile di via San Paolo e nel tentativo di disfarsene gli avrebbe dato fuoco. Non è chiaro se il cinquantenne abbia fatto tutto da solo. Qualcuno lo ha aiutato? Qualcuno ha assistito alla brutale aggressione? E perché sono state mandate quelle foto alla ex moglie della vittima? Interrogativi che dovranno essere chiariti dalle indagini. Un secondo uomo risulta indagato per aver tentato di sviare le indagini.
Laura Natoli