Per tutta la giornata di ieri, per molte ore, nell’aula bunker di Santa Verdiana, a Firenze, davanti alla Corte d’Assise, dove si celebra il processo per l’omicidio di Alessio Cini, sono state ripercorse le indagini dei carabinieri che portarono all’arresto del cognato della vittima, Daniele Maiorino, oggi 58 anni (entrambi sono originari di Prato), accusato di aver ucciso Cini a colpi di spranga e di averne incendiato il corpo. A illustrare ogni fase dell’attività investigativa è stato il tenente Giovanni Vallefuoco che ha ricostruito, attraverso gli atti di indagine, una tragedia che ha scosso tutta la comunità di Pistoia, della Piana e di Prato, dove Alessio lavorava e dove vive la sua famiglia, a Sant’Ippolito. La sua deposizione, preceduta dall’incarico al consulente d’ufficio, nominato dalla Corte e che trascriverà le intercettazioni, ha occupato l’intera udienza e gli altri testimoni, tra gli inquirenti, saranno ascoltati successivamente. Il tenente ha quindi ricostruito tutto il movimento davanti alle diverse telecamere che erano installate nella zona del delitto, avvenuto un anno fa, all’alba di lunedì 8 gennaio 2024, alla Ferruccia di Agliana, davanti alla villetta trifamiliare di Ponte dei Baldi dove Cini e il cognato vivevano.
Il tenente ha quindi descritto orari e passaggi davanti alle telecamere di tutti i soggetti: il vicino di casa, Maiorino e la vittima. Ha illustrato il momento dell’arrivo degli inquirenti e la cinturazione del luogo del delitto per preservarlo da ogni forma di inquinamento. Il momento più saliente nel lungo e dettagliato resoconto dell’investigatore davanti ai giudici è stato quando, nel descrivere le intercettazioni, ha parlato del momento in cui Maiorino, che aveva le “cimici“ a bordo della sua auto, ha parlato a se stesso ripercorrendo la tragedia e in cui sembra rendere una confessione. In quel soliloquio Maiorino mostra di sapere cose che non avrebbe dovuto sapere, come il colpo inferto alla vittima al costato e che era emerso soltanto in sede di autopsia. Il tenente Vallefuoco, nella sua lunga deposizione, ha quindi descritto lo stato dei luoghi alla luce delle riprese di tutta la videosorveglianza presente a Ponte dei Baldi e dintorni: nessuno si era avvicinato in quelle ore al piccolo nucleo abitativo. Erano state monitorate tutte le vie d’accesso e nessun altro si era avvicinato. L’investigatore ha quindi parlato di Alessio Cini escludendo, come era già emerso, che la vittima frequentasse persone esterne che potessero rappresentare per lui un pericolo. Il tenente, nel descrivere i rilievi svolti, ha detto che, dal luogo del ritrovamento del corpo al salotto al pianterreno in cui Maiorino dormiva, la distanza era di dieci metri.
Nei giorni scorsi la famiglia di Cini ha, fra l’altro, pubblicato un necrologio su La Nazione di Prato per ricordare il parente brutalmente ucciso.
l.a.