Un business colossale: "Escalation di crimini. Milioni e milioni frutto di attività irregolari"

L’intervista al procuratore Tescaroli alla trasmissione di RaiUno TV7 "I soldi vengono drenati e portati in Cina in contanti o in criptovalute".

Un business colossale: "Escalation di crimini. Milioni e milioni frutto di attività irregolari"

L’intervista al procuratore Tescaroli alla trasmissione di RaiUno TV7 "I soldi vengono drenati e portati in Cina in contanti o in criptovalute".

"Quello cinese è un business colossale, parliamo di milioni e milioni di euro che vengono prodotti attraverso un’attività illegale e i cui proventi non sono investiti in Italia ma vengono drenati e portati in Cina in contanti o in criptovalute". Non usa mezzi termini il procuratore di Prato Luca Tescaroli per descrivere il distretto parallelo cinese ai microfoni della trasmissione "TV7" di RaiUno che, venerdì scorso, si è occupata del "caso Prato" intitolando il servizio (in modo evocativo) "Panni sporchi". Secondo quanto riferito nel servizio, "ammonta a 20 miliardi di euro il giro di affari in Italia dell’economia ’non osservata’, ossia quella che sfugge alla legalità". E che a Prato si esprime attraverso omicidi, tentati omicidi, estorsioni, intimidazioni, minacce. Lo conferma lo stesso Tescaroli. "E’ in corso una escalation criminale sul territorio – dice il procuratore –, vi sono stati segnali importanti che dimostrano come il muro di omertà tipico della comunità cinese sia stato penetrato". E poi il procuratore torna a ribadire l’importanza per Prato di "investire in uomini e mezzi nella realtà pratese dove gli organici della magistratura e delle forze dell’ordine sono sottodimensionati rispetto alle esigenze del territorio. Lo Stato c’è e deve essere punto di riferimento".

Il modo di fare impresa nel distretto parallelo cinese, "è una modalità operativa che genera danni all’economia perché dà vita a forme di concorrenza sleale e fa sì che vengano estromessi gli imprenditori locali e nazionali onesti e che assolvono i loro doveri pagando le tasse", dice ancora.

Il servizio, inserito all’interno della trasmissione di approfondimento del TgUno, prende le mosse dalle ultime polemiche che ci sono state intorno alla città, in seguito alla violenta aggressione subita da due operai pachistani e due sindacalisti del Sudd Cobas, fra cui il suo rappresentante Luca Toscano, a ottobre scorso a Seano. Botte, sprangate e intimidazioni ("la prossima volta vi spariamo" rivolte agli operai in sciopero all’esterno di una ditta a conduzione cinese di Seano hanno riportato alla ribalta la piaga dello sfruttamento della manodopera clandestina e a nero nel distretto parallelo cinese tanto che lunedì scorso la commissione di inchiesta parlamentare si è fermata in città per raccogliere informazioni sul caso.

Sull’episodio di Seano "ci sono indagini in corso. La particolarità è che c’è stata una commistione: l’impiego di cittadini italiani che hanno fatto ricorso alla violenza", spiega ancora Tescaroli. Fu lo stesso Toscano a denunciare, subito dopo il pestaggio a Seano, che gli aggressori erano "bianchi" e "parlavano italiano". I cinesi si sarebbero dunque serviti di "italiani" per portare a termine la spedizione punitiva contro gli operai in sciopero. Una novità assoluta per la comunità cinese che non può far altro che alzare il livello di attenzione. La trasmissione ripercorre la "storia" del distretto parallelo partendo dalle denunce del sindacato Sudd Cobas che ha iniziato un vero e proprio fronte di lotta accanto agli operai pachistani, vincendo le cause in tribunale per il loro reintegro. "Parliamo di 2mila aziende del più grande distretto tessile d’Europa, in cui le aziende illegali cinesi non pagano personale dando luogo a una concorrenza sleale", che colpisce l’economia italiana e gli imprenditori regolari.

Laura Natoli