REDAZIONE PRATO

Un legame speciale. Il sorriso della speranza nella storia di Ginevra

La bambina era molto ammalata nel 2014 quando ebbe la possibilità di indossare lo zucchetto del pontefice, che era stato ricevuto in dono dal cugino del babbo. Dopo le sue condizioni migliorarono e lei volle incontrare il papa in Duomo.

L’incontro gioioso tra papa Francesco e Ginevra. in cattedrale il 10 novembre 2015

L’incontro gioioso tra papa Francesco e Ginevra. in cattedrale il 10 novembre 2015

Ginevra Vittoria oggi è una bella ragazza pratese di 17 anni, frequenta il liceo linguistico Livi e si emoziona sempre quando si parla di papa Francesco. C’era anche lei nella cattedrale di Santo Stefano con il suo sorriso aperto a ricevere la carezza da Francesco quel 10 novembre di dieci anni fa perché con lui ha un legame speciale da quando a cinque anni e mezzo ammalata di una brutta patologia potè indossare, mentre era ricoverata nel maggio 2014 all’ospedale Meyer, lo zucchetto del Pontefice donato dal Santo Padre ad un cugino del babbo Paolo. Un gesto di speranza e di fede che mamma Patrizia e babbo Paolo fecero assieme alla loro piccola, recitando il Padre Nostro. Un gesto bellissimo pieno di amore, di fede e ricco di speranza per la figlia che come tanti altri bambini si trovano a vivere il calvario della malattia. Successivamente le condizioni di salute della bambina, affidata alle cure esperte dei medici del Meyer, iniziarono a migliorare fino a ritenere con l’ottimismo dei medici che fosse ormai fuori pericolo.

Una coincidenza e comunque un fatto che ha lasciato una forte impronta nella vita della famiglia di Ginevra detta "Givi". Nessun azzardo per definire l’accaduto, ma sicuramente da parte di tutta la famiglia il desiderio di ringraziare papa Francesco in segno di filiale riconoscenza. La fede semplice, spontanea, quella bella che tanto piaceva al papa che arrivava quasi dalla fine del mondo. Dunque, l’occasione per incontrarlo è arrivata quel 10 novembre 2015, quando il Pontefice ha fatto la visita pastorale nella città laniera.

"Voglio conoscere nonno Francesco": questo il desiderio espresso da Ginevra ai genitori che hanno fatto di tutto perché ciò avvenisse. E così è stato grazie alla disponibilità dell’allora vescovo Franco Agostinelli e del vicario monsignor Nedo Mannucci, ai quali inviarono una lettera in cui raccontavano la storia della figlia e del difficile periodo della malattia.

Il Lunedì dell’Angelo la notizia della morte del papa ha colto Ginevra ed i suoi mentre erano in vacanza all’estero, qualche giorno per staccare con la routine quotidiana. Li raggiungiamo per telefono, ma Ginevra è troppo emozionata per parlare. Lo fa per lei la mamma Patrizia.

"Siamo rimasti tutti profondamente colpiti – afferma la mamma – e addolorati. Ricordo ancora oggi quanto fosse felice quando Ginevra ha avuto la possibilità di incontrare Francesco: le brillavano gli occhi dalla forte emozione. Quando abbiamo saputo della sua scomparsa abbiamo recitato una preghiera per lui".

Un legame stretto che da quegli anni non si è mai interrotto tra Ginevra e il papa per il quale ogni sera non sono mai mancati una preghiera ed un pensiero.

"Siamo andate anche ad alcune udienze a Roma come quella del 2017 con Nicco fans club – racconta ancora la mamma – è stata davvero una brutta notizia quella della sua morte".

Ma come era arrivata quella papalina a Prato? Era arrivata grazie ad Alessandro Zella che insieme all’amico cavaliere Paolo Iuso era stato in udienza a Roma nell’aprile 2014. In quell’occasione Zella aveva parlato con il Santo Padre, al quale aveva donato il libro della Sacra Cintola e la medaglia d’argento raffigurante la venuta di San Giovanni Paolo II a Prato quasi trent’anni’anni prima. Il pratese chiese al Pontefice di ricevere il suo zucchetto per donarlo ad un luogo di sofferenza (ora si trova in una chiesa parrocchiale in Puglia) e Sua Santità rispose che glielo avrebbe inviato successivamente, facendolo recapitare direttamente a casa di Zella.

Sara Bessi