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Un passo fuori dall’emergenza: "A gennaio ripartirà la filatura. Recuperato il 70% di materie prime"

La Pecci Filati è stata tra le aziende maggiormente colpite da fango e acqua nella notte del 2 novembre. Roberta Pecci: "Abbiamo continuato a produrre dando lavorazioni all’esterno: è la forza del distretto" .

Un passo fuori dall’emergenza: "A gennaio ripartirà la filatura. Recuperato il 70% di materie prime"

La ripresa c’è, ma a piccoli passi. Lo stabilimento di 20mila metri quadrati della Pecci Filati e Filati Naturali, a Campi Bisenzio, stringe i denti dalla notte dell’alluvione del 2 novembre scorso, quando fu invaso dalle acque e dal fango del Bisenzio e della Marinella, senza mai fermarsi. Obiettivo: riattivare i macchinari e riprendere in pieno la produzione interna. "Puntiamo a ripartire con una parte della produzione interna già dal 2 di gennaio", commenta Roberta Pecci. Anno nuovo, vita nuova, si può dire. Pecci Filati e Filati Naturali sono intenzionati ad attuare il piano di ripresa, rimboccandosi le maniche per procedere con la bonifica dello stabilimento e la pulitura dei macchinari. "Abbiamo terminato la prima bonifica dei macchinari, lavando pezzo per pezzo, smontando le parti elettroniche ed i motori. Via via stiamo provando ad accendere i macchinari, quelli interessati alla pulizia sono tra 40 e 50 – spiega Pecci – Verifichiamo così se è tutto a posto e se è tornato a funzionare a dovere. In alcune macchine è stato più semplice, per altre il riavvio è più complicato. Anche durante le festività imminenti si continua a lavorare per tornare a produrre internamente. Quanto ci vorrà per una rimessa in funzione generale? Si può parlare di almeno un mese e mezzo di tempo".

Nel frattempo, le due realtà Pecci non si sono del tutto fermata perché hanno potuto dare lavorazioni all’esterno confermando ancora una volta che "questa è la forza del distretto", chiosa Pecci. Dal 2 gennaio, però, anche nello stabilimento di Capalle le filature riprenderanno a far sentire il proprio rumore. Fino ad oggi il personale è stato impiegato nel liberare lo stabilimento da fango ed acqua, nel pulire macchinari e altri strumenti necessari al lavoro quotidiano. "In questo periodo, grazie al supporto della filiera esterna, abbiamo potuto evadere alcuni ordini e già 20 giorni dopo l’alluvione abbiamo fatto campionari. Se fossimo da soli e non in un distretto tessile saremmo fermi", riflette Pecci. Nell’alluvione l’azienda di Capalle ha perso "più filato che materie prime. Queste ultime sono state lavate e recuperate almeno per un buon 70% con un evidente declassamento. Meno bene è andata con i filati già pronti che sono andati ad amalgamarsi con il cono di cartone interno, diventando praticamente non più utilizzabili".

Un mese e mezzo di intensa attività di recupero, possibile grazie all’impegno dei dipendenti e anche al supporto nello smaltimento dei rifiuti speciali. "La Regione Toscana ha aperto il portale a cui possiamo fare capo per presentare l’elenco dei danni – aggiunge Pecci – Unico supporto è venuto da Alia che sta smaltendo una quantità incredibile di rifiuti grazie all’ordinanza specifica emessa dalla Regione. Se non ci fosse stata l’ordinanza ci saremmo dovuti accollare tutto lo smaltimento. Poi anche le banche hanno fornito un loro aiuto concreto grazie al provvedimento che permette di non restituire le rate dei mutui".

Il morale è alto alla Pecci Filati. E un po’ di luce in fondo al tunnel lo ha visto grazie alla ripresa dello spaccio Cecchi e Cecchi che, dopo essere stato alluvionato, ha riaperto al pubblico per le festività natalizie, riscontrando "grande affetto da parte dei clienti, che ci hanno dato una buona spinta psicologica".

Sara Bessi