Dopo quindici mesi dalla tragedia dell’alluvione una cosa è stata capita da tutti, senza distinzioni. Non c’è tempo da perdere per far fronte da una parte al dissesto idrogeologico e dall’altra al cambiamento climatico. Vi siete accorti che adesso ci meravigliamo se c’è un’uggiosa giornata di pioggerella con cielo grigio dall’alba al tramonto? Ci siamo abituati, tante sono state le situazioni preoccupanti, alle bombe d’acqua, al diluvio concentrato in pochi minuti, alle trombe d’aria anche lontane dal mare. Al cielo che cambia da sereno a burrasca in una manciata di minuti. E se questi fenomeni atmosferici piombano su un terreno fragile allora è il disastro è in agguato.
In questi quindici mesi sono stati fatti, come era doveroso, i lavori di somma urgenza. Ripristino di quanto danneggiato, manutenzione e interventi per coprire le ferite sul territorio. Per fortuna non ci sono state piogge incredibili, i lavori hanno retto e ci sono state ansia e paura senza nuovo dolore e altre lacrime.
Ma non basta: dopo la somma urgenza ci sono i lavori basilari per cancellare il rischio idrogeologico e c’è la mappa dell’Autorità distrettuale di Bacino dell’Appennino settentrionale che indica chiaramente il reticolo di corsi d’acqua, torrenti e fiumi pericolosi (alcuni chilometri anche tombati). Bisogna mettere al bando le polemiche e lavorare efficacemente sugli argini e sulle colline che franano. E mettere a regime anche un sistema ancora più puntuale di allerta per non lasciare soli i sindaci, i comuni e i cittadini.
Luigi Caroppo