L’istituto penitenziario pratese lo conosce come le sue tasche, ormai da vent’anni: prima come direttore a tempo pieno e ora come reggente a metà con la struttura fiorentina di Sollicciano. Ecco perché sa pienamente di cosa parla Vincenzo Tedeschi quando fa il confronto fra Prato e Firenze: se oggi a Sollicciano la proporzione fra operatori di polizia penitenziaria e detenuti è 1 a 2, a Prato si viaggia sul rapporto di 1 a 3. "Mancano circa 80 operatori penitenziari, soprattutto sottoufficiali, tra ispettori e sovrintendenti, a fronte di 360 unità previste in pianta organica. Quello di Prato è il carcere più problematico perché qui vengono riversati detenuti di altre strutture, ultimamente dal circuito umbro". Sempre facendo il paragone con Sollicciano, dentro le sbarre della Dogaia sono rinchiuse 603 persone contro i 500 detenuti di Firenze, a fronte di una capienza massima che a Prato è di 400 posti.
Un pugno nello stomaco non appena si varca la soglia della Dogaia. Dove la vita è un inferno dato anche dalle tante carenze igienico-sanitarie denunciate dalla garante Margherita Michelini, come la presenza di scarafaggi, cimici, scabbia, cibi scadenti. Dietro i numeri ci sono le persone, con il loro vissuto. C’è chi non ce la fa e decide di togliersi la vita. "Ogni suicidio è una sconfitta per tutti noi – sottolinea Tedeschi - Non è semplice intercettare il disagio di una comunità complessa come quella carceraria, non può essere compito della polizia penitenziaria ma di un’équipe multidisciplinare composta psicologi e psichiatri. Auspico che questa giornata non si riduca a un ‘cahiers de doléances’". Prato chiama Roma anche attraverso le parole del commissario Fabio Gallo che ricorda i prossimi concorsi nazionali per reclutare agenti, ispettori e commissari di polizia penitenziaria. "Portiamo a casa qualcosa. I tagli della legge Madia hanno provocato un danno enorme all’amministrazione penitenziaria". Una difficoltà lamentata anche dai sindacati di polizia penitenziaria (Sinappe sindacato autonomo, Uilpa e Fp Cgil) che in una nota congiunta definiscono il consiglio comunale come "un primo importante passo per far comprendere, anche a chi non vive il carcere, la drammatica situazione in cui versa l’istituto pratese", rammaricandosi dell’assenza dei vertici dello Stato centrale e dell’amministrazione regionale (ma è intervenuta l’assessora regionale alle politiche sociali Serena Spinelli). Il sovraffollamento riguarda, in particolare, sei sezione a media sicurezza.
Proposte concrete arrivano dalla garante Michelini che lancia l’idea di un nuovo consiglio comunale alla presenza di alcuni detenuti. Un altro tema è la componente multietnica della popolazione carceraria, il 60 per cento: molti detenuti stranieri hanno difficoltà a prendere la residenza in carcere e senza questa non possono usufruire di percorsi di reinserimento e comunità terapeutiche. "Molti nascondono i documenti perché temono il rischio di espulsione – racconta la garante – Insieme alla Camera penale e all’anagrafe comunale cerchiamo di trovare soluzioni per far prendere la residenza in carcere". Proprio il presidente della Camera penale Federico Febbo ha annunciato un nuovo accesso al carcere sabato 7 dicembre insieme a "Nessuno tocchi Caino". Fare cultura in carcere può aiutare a vedere la luce in fondo al tunnel, dalla riapertura della biblioteca interna al laboratorio di Teatro Metropopolare. "Non abbiamo una linea di autobus che arriva in carcere", ha sottolineato la responsabile dell’area educativa Ilenia Pisanu.
Maria Lardara