Mercoledì scorso a Prato si è tenuta la prima tappa del percorso «Meno rischio in Toscana. Nuove soluzioni contro alluvioni e frane», un iter in dieci tappe organizzato dalla Regione Toscana.
Interessante iniziativa di formazione (hanno partecipato in 500 al Politeama) per conoscere ancora meglio gli strumenti per combattere il rischio idrogeologico. Il presidente Giani presentando il percorso ha sottolineato che «se fino a pochi anni fa i cittadini chiedevano a chi amministrava infrastrutture o ospedali, oggi la priorità, evidenziata anche da sondaggi è quella della sicurezza da rischio idraulico e idrogeologico. La Regione sta facendo la sua parte, serve lo stesso impegno anche da parte del Governo perché per realizzare tutte le opere necessarie ad abbattere davvero il rischio è necessario un forte investimento statale». Le forze di governo ma anche l’Autorità di bacino distrettuale ricordano che i soldi ci sono e vanno spesi. Dalla formazione alla pratica in un battibaleno: venerdì il territorio pratese è stato col fiato sospeso per l’ondata di maltempo. A testimonianza che bisogna accorciare i tempi. In tutto: nella formazione certo, ma anche nella prevenzione, nei lavori ancora da fare, in quelli lasciati a mezzo. Bisogna entrare in un’ottica di emergenza anche per le decisioni e per le opere da realizzare. Quindi operare in tempi rapidi ed efficaci. Alcune scelte durante l’allerta rossa e arancione sono state preziose (la chiusura preventiva delle scuole, lo stop alle attività nel pomeriggio di venerdì anche con il cartellino giallo a chi faceva finta di non capire...) altre operazioni sono state decisive come l’utilizzo della cassa di espansione per l’Ombrone. Ieri la notizia di una frana sulla 325: conoscendo la fragilità del territorio era quasi scontato. Ecco la strada regionale (con gestione provinciale) è uno dei simboli della precarietà e della necessità di fare presto e bene.
Luigi Caroppo