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"Vajont: io c’ero, ricordi indelebili". La testimonianza dell’ex militare

Il montemurlese Bacciottini, soldato di leva nel 1963, fu tra i soccorritori. L’intitolazione del giardino Merlin

"Vajont: io c’ero, ricordi indelebili". La testimonianza dell’ex militare

Il Comune di Montemurlo, a sessant’anni dalla tragedia del Vajont, ha intitolato il giardino di via Ricasoli alla giornalista Tina Merlin, che per prima, dalle pagine de L’Unità, denunciò la pericolosità della diga. Oggi è il tempo della riflessione su un tragedia che costò la vita a 1910 persone. Chi non potrà mai dimenticare la notte tra il 9 e il 10 ottobre del 1963 è il montemurlese Valdemaro Bacciottini, imprenditore stimato, titolare della Bacciottini Fratelli, e testimone diretto della tragedia del Vajont. Quel giorno di 60 anni fa Valdemaro era poco più che ventenne e stava prestando servizio militare come carrista a Sacile, in provincia di Udine.

"Ricordo tutto come fosse accaduto ieri. Quella sera verso le 22.30 ero in armeria a sentire una partita alla radio con i miei compagni quando sentimmo come un terremoto e scappammo fuori. Alle 2 scattò l’allarme, fummo caricati su dei camion e raggiungemmo la zona del Vajont. A piedi risalimmo la montagna, era tutto avvolto dalla nebbia. Non posso dimenticare quei passi – racconta ancora commosso Valdemaro Bacciottini - passammo attraverso un cimitero di corpi, come accartocciati, polverizzati dalla furia dell’acqua. Della chiesa era solo rimasto il pavimento, il paese che avevo visto fino al giorno precedente non esisteva più. Iniziammo subito a scavare alla ricerca di superstiti: ho ancora impressi gli occhi impietriti dalla paura di due bambine che trovammo vive in uno scantinato". Sono passati sessant’anni, Valdemaro Bacciottini, alla soglia degli 80 ricorda quei giorni con una lucidità impressionante: "Ho passato una settimana a recuperare morti - dice -. Esperienze come quelle del Vajont non si possono dimenticare, neppure dopo 60 anni". Un diploma di benemerenza a firma dell’allora presidente del consiglio, Giulio Andreotti, che Valdemaro custodisce in ufficio ricorda il servizio prestato a favore del soccorso dei superstiti e il recupero delle vittime.

"Tina Merlin diede voce a chi conosceva la fragilità della montagna e non si fermò neppure quando la denunciarono e la portarono in tribunale per procurato allarme – dice l’assessore alle aree verdi, Alberto Vignoli – Attraverso il ricordo di Tina Merlin, rendiamo onore agli oltre 1900 morti di quella terribile tragedia. Un’intitolazione che rientra in un percorso portato avanti dall’amministrazione comunale, perché è importante utilizzare lo strumento della toponomastica è l’occasione per ritrovarsi come comunità e riflettere sugli episodi e i personaggi che hanno segnato la storia del nostro Paese".