REDAZIONE PRATO

Vaporizzo Lia. L’unione dona più forza al "piccolo è bello"

L’esempio virtuoso dell’azienda terzista di Stefano Betti che da un anno ha realizzato un accordo di aggregazione con la lavatura La Fonte. Dalla sostenibilità alla Certificazione per la parità di genere: gli obiettivi.

L’esempio virtuoso dell’azienda terzista di Stefano Betti che da un anno ha realizzato un accordo di aggregazione con la lavatura La Fonte. Dalla sostenibilità alla Certificazione per la parità di genere: gli obiettivi.

L’esempio virtuoso dell’azienda terzista di Stefano Betti che da un anno ha realizzato un accordo di aggregazione con la lavatura La Fonte. Dalla sostenibilità alla Certificazione per la parità di genere: gli obiettivi.

L’unione dona più forza al mito del ’piccolo è bello’. E soprattutto consente a chi ha deciso di intraprendere una forma di aggregazione di avere maggiore potere contrattuale per esempio su investimenti aziendali. E’ il caso del Vaporizzo Lia srl che a gennaio festeggerà il primo anno di aggregazione con la Lavatura Industriale La Fonte. Una scelta azzeccata che sta portando frutti, nella quale Stefano Betti, titolare del Vaporizzo Lia "crede come opportunità, ma che a Prato è poco usata".

"Perché ci siamo aggregati, pur mantenendo ciascuno la propria identità? Perché esiste affinità tra le nostre attività: entrambi siamo aziende contoterziste con numeri differenti e specializzazioni diverse. Noi contiamo 27 operai, La Fonte ha più di 50 dipendenti. Noi ci occupiamo di filati, La Fonte di nobilitazione del tessuto. Loro sono iscritti a Confindustria, noi a Cna: la nostra storia è più recente, una quarantina di anni, la loro risale ad oltre mezzo secolo fa". Insomma un buon matrimonio che potrebbe svilupparsi "puntando al contratto di rete di imprese che potrebbe consentire, per dirne una, il distacco dei dipendenti, gestendo come fossimo un’unica impresa i picchi e i cali di produzione".

Un’esperienza che mostra segnali incoraggianti e un esempio possibile per affrontare con maggiore solidità le tante incertezze del settore tessile con la crisi che non mollerà neppure con il nuovo anno e l’instabilità internazionale. "Questa operazione ci permette di condividere problemi e risultati, mettere a disposizione reciprocamente le nostre esperienze, partendo da valori di base comuni, quale l’eticità e la correttezza", aggiunge. Betti, 64 anni, ha portato avanti l’azienda di famiglia, fondata dal padre alla fine degli anni Settanta insieme ad un socio e chiamata col nome della moglie di quest’ultimo.

Come è nata e come si è sviluppata l’aggregazione che a breve compirà un anno? "In pratica la Fonte ha acquisito il 10% di Vaporizzo Lia e noi, a nostra volta, abbiamo comprato il 10% delle azioni di La Fonte – spiega Betti –. Personalmente sono entrato nel consiglio di amministrazione di La Fonte e noi abbiamo creato un cda, che non avevamo, con Simone Paci in rappresentanza di La Fonte".

Dalla teoria alla pratica: l’idea di questa aggregazione concreta, tanto agognata e da pochi applicata, è avvenuta in un certo senso a Pratofutura, associazione di cui Betti è stato anche presidente: un argomento, quello dell’aggregazione di imprese, sul quale più volte hanno detto la loro esperti di ogni estrazione e provenienza. Tra gli obiettivi ambiti da Vaporizzo Lia, il più prossimo è quello della Certificazione per la parità di genere. "Ci stiamo lavorando – racconta Betti – Noi abbiamo 10 donne su un totale di 27 operai. Ci tengo a dire che 7 fra i nostri ragazzi sono under 30, in controtendenza rispetto all’andamento nel distretto. Il più giovane ha 19 anni. Per i nostri dipendenti abbiamo da anni accordi triennali di premialità e, dal 2023, un regolamento di premialità per garantire premi di produttività ad obiettivo. Dal 2024 il regolamento prevede una piattaforma welfare per erogare premi in natura sull’esempio di La Fonte, dall’acquisto di libri scolastici al più futile abbonamento in palestra".

Una fotografia all’opposto della narrazione esterna di Prato e del suo distretto, dove purtroppo in certi ambiti si annida il problema dello sfruttamento della manodopera e di certe regole sulla sicurezza ignorate. La sostenibilità passa anche da quella ambientale e dal contenimento delle dispersioni e dei consumi: "Abbiamo impianti fotovoltaici e stiamo facendo un revamping per incrementare la produzione di energia per i nostri consumi e riusciamo a recuperare l’acqua meteorica per oltre il 30% del nostro fabbisogno. Tutte le tubazioni e tutte le valvole sono coibentate, come pure si riesce a recuperare la condensa del vapore e a reimmetterla nel ciclo – afferma Betti –. Siamo dotati di un cogeneratore cad, abbiamo luci a led, motori ad alta efficienza, fontanelli interni per l’acqua da bere".

Le certificazioni sono una conditio sine qua non per restare competitivi e sul mercato. "Abbiamo 3 certificazioni di scopo – dice Betti – e siamo sottoposti ad audit improvvisi da parte di grossi brand della moda, che sono clienti dei nostri clienti, e vengono a fare controlli perché siamo fornitori dei loro fornitori. Ci impegniamo per essere in regola su tutto ed è un costo da sopportare per noi che siamo aziende meno strutturate rispetto ad altre". Vaporizzo Lia lavora principalmente per circa 150 clienti del distretto.

"Il lavoro è cambiato e il futuro del tessile sarà fatto di produzione di piccoli lotti e frastagliata. Noi da terzisti si forniscono servizi, garantendo un valore aggiunto di professionalità nelle fasi specializzate. Per questo la filiera va tutelata", dice Betti.

L’azienda di Betti è in pieno Macrolotto 1, in un’area in cui i capannoni hanno una alta valutazione al metro quadrato. Qui ci sono anche molte aziende straniere, principalmente gestite da cinesi. Gli chiediamo se per Prato gli stranieri sono o meno una risorsa. "Mi infastidisco sempre quando qualcuno dice che i cinesi sono come i pratesi di sessanta anni fa. Allora i pratesi hanno saputo accogliere l’immigrazione interna poveniente principalmente dal Sud Italia: persone che venivano per lavorare, costruirsi una vita ed un futuro in un luogo dove far crescere i propri figli. Non è la stessa cosa con i cinesi; con l’illegalità diffusa riconducibile ad attività a loro conduzione, purtroppo anche la reputazione della città è segnata. Si rimpiangono i tempi in cui dovevamo precisare a chi ci chiedeva da dove venissimo “Prato, vicino a Firenze”, oggi basta dire Prato per essere avvicinati allo sfruttamento, al lavoro nero. Gli stranieri possono essere una risorsa: basta che siano impiegati legalmente o facciano impresa nel rispetto dei diritti dell’ambiente e della persona".

Sara Bessi