REDAZIONE PRATO

"Vecchi edifici industriali Troppi vincoli per i lavori"

Italia Viva chiede all’amministrazione di favorire il recupero delle fabbriche "Inutili gli esercizi di architettura nel piano strutturale, pensiamo a fare".

"Vecchi edifici industriali Troppi vincoli per i lavori"

Bene la partecipazione, male i troppi vincoli alla riqualificazione e trasformazione dei vecchi edifici industriali, perché "pensare di trasformare un complesso immobiliare non più idoneo alla produzione in “qualcos’altro” talvolta rappresenta soltanto un puro quanto inefficace esercizio di architettura". Italia Viva, forza di maggioranza e in giunta con l’assessore Sbolgi, critica l’approccio del piano strutturale sul recupero del patrimonio produttivo dismesso, un processo troppo spesso frenato, per i renziani, da vincoli legati all’archeologia industriale.

"L’adozione del nuovo piano strutturale, per la cui composizione l’amministrazione comunale ha annunciato di voler “ascoltare” la città, dovrà comportare prima di tutto una costruttiva analisi rispetto alle criticità – si legge nella nota di Iv – Una profonda riflessione dovrà essere effettuata anche sul vincolo inerente “l’archeologia industriale” inserito su un numero esagerato di edifici senza che questi abbiano significative caratteristiche da salvaguardare e tutelare. La rigidità del vincolo rende inattuabile qualunque previsione urbanistica rendendo la trasformazione del complesso edilizio impossibile, in quanto antieconomica. Progettare lo sviluppo urbanistico di una città significa in primis pensare e programmare qualcosa di realizzabile per evitare che tutto si vanifichi in un libro dei sogni, forse un bel libro che però non porta con sé i presupposti del “fare”, che non attrae investimenti e non diventa motore di sviluppo". Secondo Italia Viva il rischio, "ben visibile in altre realtà, è quello di assistere al decadimento e al degrado di tanti edifici" che diventano luoghi di degrado. E ancora, più concretezza per favorire la dismissione del patrimonio pubblico: "Con la stessa visione andranno riviste tante aree di trasformazione e i parametri perequativi dalle quali nascono, così come gli strumenti amministrativi idonei al loro sviluppo – scrive Iv – Con maggior coraggio la sostenibilità economica di ogni previsione urbanistica dovrà essere ponderata sulle aree e gli edifici di proprietà pubblica, affinché anche gli enti proprietari possano al meglio valorizzare il proprio patrimonio per poter poi, una volta ceduto, reinvestire le risorse nelle proprie attività istituzionali".

La conclusione ribadisce il concetto: "Ascoltiamo la città, come è giusto che sia, ma ascoltiamola davvero senza tabù ed eccessivi voli pindarici. Non consumare “nuovo suolo” - vecchio presupposto di ogni piano regolatore - significa prima di tutto creare le condizioni per sostituire obsoleti complessi produttivi con moderni ed efficienti complessi residenziali".