Prato, 10 marzo 2021 - I numeri dei contagi a Prato sono da zona rossa (ieri 125 positivi e 4 decessi). L’unico conforto arriva dall’ospedale che nonostante la pressione riesce a tenere all’urto del Covid con il personale allo stremo, ma ancora posti letto a disposizione. Mentre in città si susseguono riunioni, a Roma si discute la possibilità di stringere ulteriormente le maglie con un lockdown nazionale mirato ai fine settimana. Una misura che potrebbe permettere a Prato di tirare ancora un po’ il fiato per superare la prossima settimana restando in zona arancione, e non finire in rosso come già successo, in Toscana, per i 20 comuni di Pistoia, Cecina, Castellina Marittima e Viareggio.
La situazione è in continua evoluzione: oggi il sindaco Biffoni incontrerà gli altri sindaci della provincia per condividere il programma dei controlli che evitino assembramenti nei giardini, all’aperto e nelle zone più frequentate dalla movida. La partita si gioca sul filo dei numeri: il limite di attenzione è di 250 casi ogni 100.000 abitanti nell’arco di una settimana. Venerdì scorso Prato era sul filo con l’indicatore fermo proprio a 250: così ha evitato di un soffio di scivolare in zona rossa. Ma in questi giorni il dato ha continuato a salire. E qualora lunedì Prato dovesse scivolare nella fascia che prevede maggiori restrizioni, dovrebbero chiudere tutte le scuole, dalle materne alle superiori. La possibilità preoccupa il sindaco Biffoni, che ieri mattina ha scritto al premier Mario Draghi per chiedere di fare un’eccezione sulla base di quanto accaduto a dicembre con Prato in zona rossa, ma con le scuole aperte.
"Per il bene delle nostre comunità e per rispetto istituzionale ci siamo sempre attenuti alle indicazioni arrivate dal governo e dalle Regioni", scrive Biffoni al premier. "Mi permetto però di chiederle ancora una riflessione sulla chiusura delle scuole, quanto meno per la fascia che va dai nidi alle medie inferiori. A un anno dall’inizio della pandemia siamo tornati a prospettare come primo provvedimento la sospensione delle lezioni in presenza, nonostante i rigidi protocolli attuati negli istituti, la vaccinazione del corpo insegnante e di tutto il personale scolastico, i numeri di casi dentro le scuole che restano sempre fortemente ridotti in percentuale al totale dei positivi. Come lei ben saprà la chiusura della scuola danneggia il tessuto sociale e mina le basi del rapporto tra generazioni".
Biffoni, nella lettera, sottolinea anche le problematiche che una chiusura generale delle scuole potrebbe arrecare al tessuto economico e sociale: "La chiusura di nidi, materne e primarie - scrive - mette in difficoltà migliaia di genitori lavoratori che non svolgono attività adatte al telelavoro e che non possono usufruire di congedi parentali. Pertanto sono ad appellarmi a lei, signor presidente, affinché come già accaduto lo scorso dicembre possa garantire la scuola in presenza anche in zona rossa. Siamo pronti a tutti i sacrifici possibili, ma chiudere la scuola rischia di mettere in grave crisi la tenuta sociale".