Piero Ceccatelli
Cronaca

La visita di papa Francesco a Prato. “Fu una vera scossa per la città”

L’allora capocronista della Nazione Piero Ceccatelli: “Un messaggio che dieci anni dopo è reso ancor più attuale dagli eventi”

La visita di papa Francesco a Prato. “Fu una vera scossa per la città”

Prato, 22 aprile 2025 – Alle 11 di sera di quel 10 novembre 2015, completata la ventina di pagine che La Nazione dedicò alla visita lampo di Francesco, restava solo il titolo di copertina. Sfogliai un paio di volte il lavoro fatto assieme ai colleghi che avevano lavorato con grande professionalità ed entusiasmo. Poi ripensai alle parole del Papa e non ebbi dubbi: La scossa. Quella che Francesco rivolse ai pratesi fu una vera scossa, meditata sulla base della cronaca quotidiana, colma di sfruttamento dei cinesi verso altri cinesi e pescando nella sempre più affollata schiera degli ultimi, che il Papa chiamò “lontani”.

Spartiacque la morte dei sette cinesi bruciati vivi nell’incendio del capannone - dormitorio il 1° dicembre 2013. Francesco rievoca il fatto dal pulpito di Donatello con dovizia di particolari. E lancia la scossa. Contro il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo, contro il veleno dell’illegalità, il cancro della corruzione. Che differenza rispetto a 29 anni prima, quando il 19 marzo 1986 Giovanni Paolo II venne a incoraggiare i pratesi a continuare a dare lavoro, a guardare con ottimismo al futuro.

Lo sfruttamento umano e lavorativo che Francesco addita non è perpetrato dai pratesi, ma da altri. E qui la seconda scossa. “Non rassegnatevi davanti a difficili situazioni di convivenza ma siate animati dal desiderio di stabilire veri e propri “patti di prossimità”, perché anche chi è distante, è meno distante di quanto appaia. Non restare a guardare, non sentirsi impotenti, ma aver presenti rispetto, accoglienza e un lavoro degno”. L’ora che Francesco dedica ai pratesi prima della lunga giornata che trascorrerà a Firenze è ricca di messaggi e significati, quasi a compensare il ridotto tempo, rispetto al quale si sente un poco imbarazzato.

“Sono venuto come un pellegrino. Pellegrino di passaggio. Poca cosa. Ma almeno la volontà c’è”, aveva esordito dal pulpito, scatenando simpatia e un lungo applauso. Prima di lanciare il suo messaggio chiaro e forte. Messaggio che dieci anni dopo è reso ancor più attuale dagli eventi, di fronte ai quali il patto di prossimità sembra un pallido rimedio, Che forse varrebbe la pena rilanciare.