LAURA NATOLI
Cronaca

Voragine nei conti: spariti oltre 100.000 euro Le folli spese del parroco schiavo della droga

Le chat in cui il contabile della Diocesi pressava don Spagnesi: "Cerca di ricostruire le uscite sennò vanno giustificate come aiuti ai poveri"

di Laura Natoli

PRATO

Spariti 115.000 euro dai conti correnti della parrocchia della Castellina solo nei primi sei mesi del 2020. Il contabile della Diocesi si era accorto degli ammanchi e pressava don Francesco Spagnesi, 40 anni, parroco dell’Annunciazione alla Castellina, arrestato martedì dalla squadra mobile per spaccio di droga, condivisa da tempo durante i festini a luci rosse. Il gip nell’ordinanza di custodia cautelare riporta alcune chat intercorse fra il contabile della Diocesi e don Spagnesi, difeso dagli avvocati Costanza Malerba e Federico Febbo. A fine 2020 il contabile ammonisce Spagnesi: "Cerca di ricostruire tutte le spese del 2020 altrimenti dovremo mettere altri 20.000 euro come aiuto ai poveri". Nel febbraio del 2021 è ancora Gianfranco Marzano, il contabile, a scrivere al parroco dell’Annunciazione: "Non sto facendo una bella figura. Avevo preso un impegno, stanno aspettando da tanto tempo". E ancora: "Ti volevo informare che sul conto corrente sono rimasti circa 120.000 euro e che la parrocchia ha incassato, solo dalla vendita degli appartamenti, 200.000 euro. Con questo ritmo di prelievi il conto della parrocchia sarà azzerato prima della fine dell’anno". Le risposte del prete ai solleciti sono sempre evasive, chiede "più tempo per giustificare i numerosi prelievi fatti con il bancomat della parrocchia". Ad aprile di quest’anno la storia si ripete. Il contabile lo incalza: "Con i prelievi a ritmo giornaliero ci sarà da giustificare almeno 50.000 euro e tieni conto anche di quelli della cassa". Senza fine il turbine da cui era travolto don Spagnesi che, ad aprile, messo alle strette, confessa al vescovo Giovanni Nerbini di avere problemi di droga, come riferito dalla stessa Diocesi. Motivo per cui gli viene tolta la firma dal conto corrente ma viene lasciato al suo posto in parrocchia. Difficile è ricostuire la fine fatta dai soldi, quanti sono stati usati per la parrocchia e quanti impiegati per comprare la droga. Nel frattempo Spagnesi continua a chiedere denaro in giro. Lo chiede ad altri parroci. "Mi puoi prestare 180 euro, poi te li rendo?". Allo stesso contabile dice di bonificare sul conto del suo amico, Alessio Regina, finito ai domiciliari per gli stessi reati, 980 euro con la causale "per un calice". "Vi sono anche messaggi che Spagnesi, in qualità di parroco invia ai suoi fedeli – scrive il gip Scarlatti – invitandoli a effettuare offerte per famiglie bisognose, senza però mai dare conto della reale identità dei beneficiari".

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, il parroco usava i soldi per comprare la droga da offrire durante gli incontri con altri uomini, come confermato da una quindicina di partecipanti alle feste. Soprattutto cocaina e "Gbl", la droga dello stupro capace di far perdere conoscenza e venuta alla ribalta delle cronache con il caso di Alberto Genovesi (che ieri abbiamo indicato per errore come fondatore di Subito.it anziché di Facile.it). Droga che però costa appena cento euro al litro. Un litro basta a fare molte dosi. Spagnesi e Regina la compravano in Olanda ed è proprio seguendo quei pacchi che la squadra mobile li ha incastrati a fine agosto. Regina è stato arrestato in quanto destinatario del pacco, il prete è stato prima sentito come persona informata sui fatti, poi indagato quando è emersa la gravità della situazione, le reiterate cessioni di droga ai partecipanti dei festini.

Spagnesi è rimasto al suo posto in parrocchia fino al primo settembre quando in accordo con il vescovo è stato deciso che don Spagnesi , avrebbe annunciato ai fedili di prendere un anno sabbatico in modo da salvare la faccia. Le telefonate fra don Spagnesi e Nerbini sono intercettate. "E’ il vescovo a suggerire a Spagnesi – scrive ancora il gip – di accampare generici motivi di salute in quanto è necessario ’custodire’ anziché ’mettere in piazza tutto’". In una successiva telefonata con la sorella, don Francesco riceve rassicurazioni sul fatto che "il vescovo avrebbe trovato una soluzione onorevole per consentire al sacerdote di eclissarsi senza essere rimosso tanto che il vescovo gli assicura che avrebbe mantenuto lo stipendio".