Prato, 22 ottobre 2023 – Fabbriche che hanno fatto la storia rinascono per scrivere il futuro. Succede a Prato, distretto tessile d’Europa dove l’archeologia industriale diventa risorsa per le aziende di oggi oltre che attrazione turistica. Tredici anni dopo la chiusura, rinasce l’ex fabbrica Nannicini, la filatura specializzata nella produzione di lana e produzione all’ingrosso chiuse nel 2010 per la scelta dei soci, eredi del fondatore, di non andare avanti con l’attività. A distanza di 13 anni quei capannoni rimasti vuoti torneranno ad animarsi grazie ad Altofare, uno dei principali gruppi italiani specializzato nella produzione di accessori e finiture di lusso per i brand di alta moda.
Sotto l’occhio della ciminiera industriale, una delle poche rimaste in città insieme a quella della Campolmi, gli immobili produttivi torneranno ad ospitare macchinari e produzione. Un ritorno al passato che solo Prato è capace di offrire con i suoi immobili di archeologia industriale pronti a rinascere. L’operazione porta la firma della società Oktò che fa capo agli imprenditori Bruno Berti e Ovidio Viti, che nel 2021 hanno tentato il colpaccio acquisendo l’area che affaccia su via Roncioni e ristrutturandola senza alterarne la fisionomia, ma lasciando l’impronta sulla quale era nata e cresciuta la filatura guidata dalla famiglia Nannicini insieme ad altri soci, punto di riferimento per decenni del distretto pratese.
La stessa area adesso si candida a diventare punto di riferimento per l’alta moda con produzioni di lusso a servizio delle principali maison del mondo.
I lavori sono quasi terminati, mancano le ultime finiture prima della consegna da parte di Okto a Altofare. Il trasloco è previsto entro il 2024 e l’indotto che porterà è da capogiro. Almeno 300 i dipendenti che riporteranno in vita i capannoni di via Roncioni, quattro le fabbriche che saranno trasferite nell’immobile di Prato dal distretto di Scandicci e Campi Bisenzio.
"Abbiamo lavorato in tempi rapidissimi e con la nostra squadra di fedelissimi siamo riusciti a fare una ristrutturazione totale in tempi record", spiegano Viti e Berti. "Un recupero importante rivolto al green con materiali di ultima generazione lasciando l’impianto originale".
A convincere un gruppo italiano a scegliere Prato è stato proprio l’immobile, unico nel suo genere e dal fascino antico esattamente quello che il gruppo Altofare stava cercando: "Siamo un gruppo specializzato in accessori di lusso, in questo momento siamo in una fase di consolidamento che prevede di riunire diverse aziende in poli produttivi come nel caso di via Roncioni", spiega l’amministratore delegato di Altofare Davide Icardi. "L’area di 21mila metri ci consente di riunire quattro aziende, il primo trasferimento è in programma per la fine di marzo. Cercavamo un luogo che avesse un’identità, non il solito edificio industriale di nuova generazione, qui abbiamo trovato quello che cercavamo per dare identità al gruppo". Nell’area di 21mila metri, 14mila sono coperti e divisi in più capannoni mentre 7mila sono di piazzali: "Ci sarà la produzione e gli uffici, contiamo di terminare il trasloco delle quattro aziende entro la fine del 2024", conclude Icardi.
"Abbiamo avuto tantissime richieste per l’immobile - aggiungono gli imprenditori Ovidio Viti e Bruno Berti - abbiamo atteso perché credevamo più in una attività unica che restituisse lustro alla zona e all’immobile". Il precedente investimento della società guidata da Berti e Viti ha riguardato l’ex Bigagli e anche allora alla guida dell’assessorato all’Urbanistica c’era Valerio Barberis, col quale è stata trovata un’intesa per la ristrutturazione dell’area tra via delle Fonti e via Ferraris alle Badie che oggi ospita attività commerciali e una scuola.