REDAZIONE PRATO

Banca popolare di Vicenza, 82% di sì alla prima votazione. Ok aumento di capitale / AUDIO

Cinquemila soci e 123 iscritti si sono riuniti e hanno votato per la trasformazione in Spa, quotazione in borsa e aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro

Soci in fila per il voto

Vicenza, 5 marzo 2016 - Si è conclusa a Gambellara, in provincia di Vicenza, l'assemblea della Banca Popolare di Vicenza chiamata a deliberare sulla trasformazione in spa, sulla quotazione in Borsa e su un aumento di capitale fino a 1,75 miliardi di euro. Nei capannoni della Perlini Equipment con regolarità e sotto l'occhio vigile delle forze dell'ordine gli azionisti, arrivati con auto e pullman da molte parti d'Italia, hanno votato a favore della trasformazione della banca in società per azioni, in dettaglio l'82% (9.304 soci) a favore, 17% contrari, il resto astenuti, e per l'aumento di capitale fino a 1,75 miliardi di euro necessario per scongiurare il rischio 'bail in'.

Per questa votazione l'87 % degli azionisti presenti all'assemblea straordinaria ha dato il suo ok al piano, che prevede anche la quotazione alla Borsa di Milano. La banca deve raccogliere i soldi per soddisfare le richieste della vigilanza della Bce.

LA GIORNATA A VICENZA:

Presenti 11.292 soci all'assemblea della Popolare di Vicenza poco dopo mezzogiorno. I soci presenti di persona sono diventati 5.810, 211 i rappresentanti legali e 5.271 presenti in delega. Poco prima delle 14 sono finiti gli interventi (contingentati a 2 minuti ciascuno visto l'alto numero di iscritti a parlare: 123 interventi). Prima del voto Iorio ha ricordato la lettere della Bce che mette la banca davanti a un bivio e che molti manager sono stati licenziati senza dar loro buonuscite.

Folla all'ingresso dell'assemblea dei soci Bpv

Sono solo 5 su 18 i consiglieri di amministrazione della Popolare di Vicenza presenti all'assemblea dei soci dell'istituto. Oltre al presidente Stefano Dolcetta e all'amministratore delegato, Francesco Iorio, sono presenti Paolo Angius, Giorgio Colutta e Alessandro Pansa. Gran parte del consiglio, in carica sotto la gestione dell'ex presidente Gianni Zonin, ha dunque preferito disertare l'assemblea, che si preannuncia molto tesa per le perdite che i soci dovranno affrontare con l'aumento di capitale e la quotazione in Borsa. Partecipa all'assemblea anche il giurista Piergaetano Marchetti, consulente della banca, che - ha detto il presidente Stefano Dolcetta - "ci ha accompagnati in questo percorso".

CON IL NO A RISCHIO ANCHE LE OBBLIGAZIONI - "Richiamo l'attenzione di tutti sul fatto che le scelte impegnano una nostra responsabilità non solo morale" ma anche "con ricadute giuridiche" che potrebbero avere "gravi e irreparabili conseguenze per la banca" e "ci porterebbero sul piano inclinato che può portare non solo alla perdita totale di valore delle azioni" ma avere effetti «anche dei titoli di debito" come accaduto ad altri istituti. Lo ha detto il presidente Dolcetta in assemblea.

IORIO: "VOTARE NO VUOL DIRE REGALARE LA BANCA" - "Votare no" alle delibere dell'assemblea "significherebbe davvero regalare la banca e avremo un valore di realizzo pari a zero e che potrebbe non limitarsi al solo valore delle nostre azioni". Lo ha detto Francesco Iorio chiudendo il suo intervento, accompagnato sia da applausi che da fischi. "Siamo una banca importante, la decima banca italiana - ha aggiunto - non ho mai avuto il dubbio che la banca possa essere rilanciata e ripartire, ci siamo e ci saremo ancora per 150 anni".

"Mi rendo conto che quello che è accaduto è stato particolarmente complesso non solo perché ha posto la banca come istituto di credito in una situazione difficile ma anche perché ha impattato sul patrimonio e sull'economia familiare, domestica e delle imprese dei territori e di questo, pur essendo arrivato da 8 mesi, ne sento pienamente la responsabilità e la banca dovrà farsene carico in futuro" ha spiegato Iorio. "Dobbiamo però ripartire - ha aggiunto - e avere la capacità di non guardare al passato ma di avere unità e determinazione di guardare al futuro per ricreare il valore che questa banca può nel tempo riportarci. Purtroppo - ha proseguito Iorio - non abbiamo alternative concrete: la Bce è stata molto chiara siamo a un bivio o proseguiamo nel risanamento e nel rilancio oppure per questa banca si aprono scenari che non voglio neanche ipotizzare perché non permetterebbero nessuna ripresa di valore". Per Iorio "le due possibili alternative della liquidazione della banca e della riduzione degli attivi sotto gli 8 miliardi sono ipotesi assolutamente non perseguibili. La liquidazione non permetterebbe di riapprezzare in futuro il valore di questa banca che ha un valore perché sta in uno dei territorio più ricchi d'Italia, con una base di clienti che tutti vorrebbero ma nessuno ci prenderà". Anche l'ipotesi di "ridurre l'attivo a 8 miliardi non è perseguibile dal punto dal punto di vista tecnico" in quanto si realizzerebbero banche "piccole, inefficienti, sottocapitalizzate, senza accesso sul mercato dei capitali, banche sostanzialmente fallite".

"Tutti i manager verso cui sono state riscontrate oggettive responsabilità - ha detto - sono stati licenziati senza prendere un euro".

RISARCIMENTI - La Popolare di Vicenza risarcirà i soci che in passato hanno chiesto di vendere le loro azioni e sono stati 'scavalcatì da clienti eccellenti o privilegiati. "Molti dei soci hanno lamentato la non evasione dell'ordine di vendita» delle loro azioni. "La banca ha ricostruito l'ordine cronologico di vendita e coloro che sono stati scavalcati saranno risarciti" ha promesso Iorio rispondendo in assemblea. Il banchiere ha inoltre promesso che "la banca aprirà dei tavoli di confronto per valutare quello che è accaduto e far fronte alle richieste dei soci". Allo stesso tempo chi ha avuto dei fidi per acquistare azioni «li deve restituire alla banca, ovviamente nei tempi e nei modo opportuni. Sono soldi che devono tornare a casa".

I DIPENDENTI ISCRITTI ALLA FABI VOTANO SI' - I dipendenti di Popolare di Vicenza iscritti al sindacato Fabi hanno fatto sapere che voteranno "a favore della spa, dell'aumento e della quotazione". Lo ha sottolineato Giuliano Xausa, segretario nazionale del sindacato e dipendente dell'istituto. "Come gli oltre 2mila colleghi soci ho acquistato le ultime azioni nel 2014, la comunicazione interna ci diceva che la banca era solida. I dipendenti sono vittime, non complici", ha proseguito. "Dolcetta e Iorio, portate questa banca fuori da queste acque tempestose, ma nella salvaguardia di dipendenti, soci e territorio, il cda se ne vada e sia intrapresa l'azione di responsabilità", ha concluso.

I SOCI CONTRO ZONIN - Sono diversi i soci intervenuti all'assemblea della Banca Popolare di Vicenza che chiedono che l'ex presidente Gianni Zonin e i rappresentanti della vecchia gestione paghino per lo stato di dissesto in cui l'istituto si trova e che costerà forti perdite agli azionisti. "Per gli scafisti nessuna pietà se ne vada il consiglio di amministrazione e si avviino le azioni di responsabilità", ha detto Giuliano Xausa, segretario della Fabi e dipendente della banca.

"Vorrei votare sì ma prima di dire sì ho diritto di sapere di chi sono le responsabilità di questo disastro. Voglio, desidero che chi ha sbagliato paghi anche con il suo patrimonio personale" ha aggiunto un altro socio. "Spero che la magistratura dia una condanna esemplare a Zonin e Sorato e a tutta la cricca dirigenziale intoccabile" ha detto Annalisa Toniolo. "Quando va in consiglio di amministrazione non le viene da vomitare, dottor Iorio?" la pesante affermazione di Alberto Artoni, facendo riferimento al fatto che in consiglio siedono ancora 12 consiglieri espressione della vecchia gestione.

LA TRAGEDIA - Un malore è stato fatale questa mattina a un componente di una squadra antincendio in servizio di controllo questa mattina alla alla Perlini di Gambellara, dove si tiene l'assemblea dei soci della Banca Popolare di Vicenza. L'uomo, un 42enne, si è sentito male verso le 6,20. Soccorso dai colleghi è stato avviato all'ospedale di San Bonifacio ma è morto durante il trasporto. L'assemblea ha osservato un minuto di silenzio.